"Il mio gruppo non è coinvolto nell'inchiesta Antitrust, non è indagato, è al di fuori di tutto"
Nella foto: Riccardo Silva, presidente di MP & Silva, e Richard Scudamore, Chairman della English Premier League
"La cosa che mi infastidisce un po' è questa: di me si parla esclusivamente per l'acquisizione dei diritti tv esteri del campionato di serie A. Sono conosciuto nel mio Paese per questo, quando ho altri 61 diritti tv, 61 prodotti, tra cui la Premier League, la Bundesliga, la Liga spagnola, altri campionati europei, la Nfl…". Sono parole di Riccardo Silva, proprietario di Mp & Silva, società operante nella distribuzione dei diritti tv. "Se mi sono inventato un mestiere? Piano, non ho inventato niente", chiarisce in un'intervista al 'Corriere della Sera'. "Ho capito e realizzato le mie passioni giovanili, sport e televisione. Anche adesso mi metto lì e studio i contratti, li preparo, mi piace. Avevo un faro, la Img, ma mi sono differenziato – spiega – puntando tutto sui diritti tv, crescendo in questo settore, curandolo nei minimi particolari. Devo dire a distanza di anni che si è rivelato una scelta giusta".
"Il mio gruppo non è coinvolto nell'inchiesta Antitrust, non è indagato, è al di fuori di tutto", sottolinea Silva riguardo le mosse di Antitrust e Procura di Milano sulla discussa questione diritti tv. "Io ho acquisito i diritti tv della serie A per l'estero partecipando a un'asta. L'ho vinta offrendo di più rispetto al mercato mondiale". E informa sulla cifre: "186 milioni all'anno per il triennio 2015-2018. Chi è arrivato secondo (la Img) ha offerto il 25% in meno. Più trasparente di così". Silva replica a chi parla di poteri forti, di allenze favorevoli ad alcuni gruppi, di ingerenza dell'advisor Infront: "Ma perché? Non è vero: se un altro gruppo avesse fatto un'offerta maggiore della mia, si sarebbe aggiudicato l'asta". E chiarisce che "non c'è alcun asse" con Bogarelli (numero uno di Infront, ndr). "Sorrido prima e mi indigno poi – spiega Silva – quando si avanzano questi sospetti. Il pacchetto per l'estero è unico, aperto a tutti, senza possibili criteri di interpretazione. Chiediamo rispetto per la realtà dei fatti e per il rischio imprenditoriale ed economico che abbiamo preso e che nessun altro al mondo ha ritenuto di affrontare su questi diritti". Il 46enne imprenditore non intende giudicare il lavoro di Lega ed Infront: "Io non voglio dare voti e pagelle. Posso invece fare delle riflessioni costruttive". E aggiunge: "Ci sono Leghe che organizzano un'asta e altre invece che impostano l'acquisizione dei diritti tv su una contrattazione. E c'è chi si affida ad un advisor. Se l'advisor è impegnato anche in consulenze di marketing e di sponsorizzazione si possono creare degli squilibri. Bisognerebbe creare una regola che impedisce questi collaterali".
L'opinione di Silva è che "si potrebbero fare e proporre pacchetti più completi. A volte si ha l'impressione di comprare una Ferrari e poi accorgersi di non avere le chiavi". "Si compra un pacchetto di diritti a prezzi elevatissimi, ma poi – continua – si scopre che non sono inclusi alcuni aspetti tecnici ed editoriali importanti e relativi a produzione, post produzione, archivio. Parlo un attimo da telespettatore adesso…". E prosegue: "Mi sembra ingiusto che un broadcaster debba strapagare i diritti tv del campionato e poi non sia libero di riprendere gli allenamenti, intervistare i protagonisti o trasmettere le immagini delle partite dopo sette giorni". Parlando di Lega Serie A, Silva si limita a dire "che apprezzo molto le idee e il lavoro di dirigenti come Andrea Agnelli e James Pallotta. Li ammiro. A volte l'aspetto assembleare della Lega prevale rendendo difficili decisioni, scelte e strategie".
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