In un'intervista a LaPresse l'ex stella nerazzurra prende le parti del capitano giallorosso

Da numero 10 a numero 10. Dall'Inter alla Roma. Sandro Mazzola ha le idee chiare: "Totti è un campione. Un quarto d'ora di Francesco vale un'ora e mezza di un altro giocatore". Con LaPresse, il figlio di Valentino, stella nerazzurra degli anni Sessanta e Settanta, 116 gol in carriera con una sola maglia, ha analizzato la querelle che ha scosso la Roma fra Luciano Spalletti e Francesco Totti, escluso dall'allenatore toscano.

Come giudica le parole del mister in conferenza stampa alla vigilia della partita con il Palermo, in particolare, sull'ingresso del capitano all'87' contro il Real Madrid?

Qualcosa non quadra, secondo me. Va detto che Totti è un campione. La carriera è oggi molto lunga, una volta si finiva a 34-35 anni. Un quarto d'ora di Francesco vale un'ora mezza di un altro giocatore. Per me, l'allenatore ha cercato di giustificarsi. Spalletti è una persona che stimo e mi piace, per carità. Ma dopo i suoi spostamenti all'estero, forse, non è ancora entrato nella mentalità italiana.

Come ha letto le parole di Totti rilasciate al TG1?

Credo che sia logico che stia succedendo questo, perché probabilmente Spalletti è in difficoltà nel gestire il rapporto con il capitano. E' davanti a uno che ha fatto la storia della società. Si tratta di gestire, comunque, il rapporto personale, che è andato forse oltre le righe ultimamente, per quanto riguarda gli allenamenti e gli inserimenti in campo.

Poi lo strappo con la decisione di Spalletti di 'cacciare' il capitano.

Io non l'avrei fatto. Lo avrei chiamato nello spogliatoio, come faceva il nostro Helenio Herrera: per chiarirsi. Roma ha bisogno di Totti: se non si chiariscono con un faccia a faccia, non cambia niente. E questo è un danno per la Roma.

Che cosa avrebbe fatto lei da numero 10 al posto di Totti? Il giocatore era esasperato?

Probabilmente sì, in quei momenti lì decidi di impulso. Bisogna sapere che cosa ha pensato, che cosa si è sentito dentro. Gli consiglierei di prendere del tempo. Ce l'ha dentro la Roma, come avevo dentro io l'Inter. Ci pensi e aspetti. Può ancora fare due stagioni almeno, non so se a Roma o altrove. Quando ti inventa quei passaggi lì, ragazzi…

Mazzola, com'è stato il suo ultimo anno di carriera, nella stagione 1976-1977, chiuso con un gol in 28 presenze?

Io ho cominciato a giocare un po più dietro a centrocampo e non facevo più la mezzapunta o la punta. Volevo ricordarmi di mio padre Valentino. Non fu un'annata favolosa: non riuscivo a trovare i tempi giusti. Una squadra, la Juventus, mi aveva chiesto di fare due anni di contratto per giocarmi la Coppa dei Campioni. Me lo chiese Boniperti. Ero indeciso. Ma sono arrivato all'Inter a 12 anni e non potevo tradire la società.

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