Torino, 10 nov. (LaPresse) – L’atletica e lo sport russo in generale è sempre più nella bufera dopo la decisione da parte dell’Agenzia Mondiale antidoping (Wada) di sospendere provvisoriamente il laboratorio antidoping di Mosca. La notizia arriva all’indomani del report presentato da una commissione indipentendente della Wada in cui si chiede la sospensione della Russia dalle competizioni internazionali per diffusi casi di doping. La sospensione durerà sei mesi e sarà possibile fare appello al Tas di Losanna. Il report ha rivelato come 1417 campioni siano stati deliberatamente distrutti su ordine del direttore del laboratorio antidoping russo. Per il momento i casi più clamorosi riguarderebbero l’atletica leggera, ma non è da escludere il coinvolgimento di altri sport visto che in quel laboratorio venivano fatti controlli su varie discipline.
Il ministero dello Sport della Russia si è detto aperto a collaborare con l’agenzia mondiale antidoping (Wada) per eliminare eventuali irregolarità commesse dall’agenzia antidoping russa e dal suo laboratorio, pur affermando che le politiche russe rispettano appieno le norme dell’agenzia. “La Russia è stata ed è pienamente impegnata nella lotta contro il doping nello sport”, ha affermato il ministero nella nota. Le accuse di doping rivolte dalla Wada contro la federazione russa di atletica sono “infondate”, ha dichiarato successivamente ai giornalisti il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov. Le polemiche scatenatesi a livello mondiale su quanto avveniva nel laboratorio moscovita, ha costretto il presidente russo Vladimir Putin a convocare per domani una riunione con i vertici delle federazioni sportive del paese per discutere i preparativi per i Giochi Olimpici del 2016 in Brasile.
Diversi paesi, a partire da Australia e Inghilterra, hanno già preso posizione dichiarandosi favorevoli ad una clamorosa esclusione della Russia dalle prossime Olimpiadi. Il Cio per il momento frena, anche se ha chiesto alla Iaaf di avviare procedimenti disciplinari contro tutti gli atleti, allenatori e dirigenti russi che hanno partecipato alle Olimpiadi e sono stati accusati di doping. “Con la sua politica di tolleranza zero contro il doping, in seguito alla conclusione di questa procedura – si legge in una nota – il Cio prenderà tutte le misure necessarie e le sanzioni per quanto riguarda il ritiro, la riassegnazione delle medaglie e la possibile esclusione di allenatori e funzionari dei futuri Giochi Olimpici”. Dal canto suo il presidente della Iaaf Lord Sebastian Coe ha dichiarato che “non fallirà” nell’intento di ripulire lo sport dal doping. Intervenuto a margine di un evento di Microsoft a Londra, Lord Coe ha detto detto: “Non fallirò, ma so che la strada sarà molto lunga”. “Non bastano sei settimane per sistemare le cose. Si tratta di un lungo viaggio e dobbiamo iniziare da qualche parte, e so quello che devo fare”, ha aggiunto.
La vicenda ha avuto una vasta eco anche in Italia. Il procuratore di di Bolzano, Guido Rispoli, ha dichiarato che il materiale che ha permesso alla Wada di ricostruire il “doping di Stato” in Russia sarebbe partito proprio dalla procura che si è occupata del caso del marciatore italiano Alex Schwazer: “Posso dire che il materiale è stato trasmesso alla Wada, se poi il materiale sia esattamente quello bisogna chiederlo alla Wada, ma credo di sì”. E in serata proprio l’ex marciatore ha rivelato di essere stato interrogato dall’Agenzia antidoping russa e di aver “fornito la mia collaborazione rispondendo con tutta la completezza possibile ai loro interrogativi ed indicando, quindi, i nomi degli atleti che avevano parlato con me e le ammissioni di doping che mi avevano dettagliatamente esternato”. Schwazer, pur nel ribadire il suo errore nell’assumere sostanze dopanti, ha ricordato che “già nel 2008, dopo la mia vittoria olimpica, in alcune interviste avevo fatto riferimento ai sospetti di doping che avevo maturato nei confronti di alcuni miei avversari russi”.
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