Di Andrea Capello

Coverciano (Firenze), 30 lug. (LaPresse) – Sono 60 dall’Eccellenza alla Serie A, vivono come una famiglia ed hanno un unico obiettivo in comune: trovare un impiego. Sono i partecipanti al consueto raduno organizzato dall’Assocalciatori (la prima edizione si svolse nel 1987, ndr) a Coverciano per i giocatori senza contratto.

Tutti insieme dal 20 luglio al 7 agosto senza pause intermedie. Allenamenti, preparazione fisica ma anche il corso per conseguire l’abilitazione ad ‘allenatore di base’. Il superiamento dell’esame vale il patentino con il quale potranno allenare nei settori giovanili e nei campionati fino alla Serie D. Si passa da giocatori come Avramov, Alessandro Lucarelli e Galloppa (l’anno scorso in Serie A, ndr) per arrivare fino a Silvano Cersosimo (ultima stagione in Eccellenza allo Scalea).

All’arrivo sono stati divisi in tre gruppi da venti in base a caratteristiche tecniche piuttosto che età. Tre vere e proprie squadre con uno staff completo a loro disposizione. Dall’allenatore al magazziniere passando per il massaggiatore. Con loro anche tre ‘capitani non giocatori’. L’ex campione del mondo Vincenzo Iaquinta, l’ex capitano del Milan, Massimo Ambrosini e l’ex capitano della Reggina, Mozart. Tutti a Coverciano per il corso allenatori.

Le statistiche dicono che il 90% dei partecipanti, costo 300 euro complessivi per vitto ed alloggio, trova successivamente un posto di lavoro come calciatore o allenatore. “Il clima che si respira nel raduno è molto positivo – racconta il coordinatore tecnico Biagio Savarese – siamo fieri del fatto che non si sta bene, ma benissimo. Dopo qualche difficoltà iniziale cerchiamo di far allontanare mentalmente i ragazzi dalla condizione precaria del momento”.

Il lavoro infatti si deve svolgere forzatamente su due piani, psicologico e tecnico: “Cerchiamo di fare in modo che i problemi siano superabili. Per eventuali interventi specifici abbiamo a disposizione una psicologia. ma fino ad oggi non è mai accaduto – argomenta – per il resto li alleniamo sia fisicamente che tecnicamente, perché se li chiamano devono essere pronti”.

Savarese giudica una ipotetica squadra Aic in grado di “ben figurare nel campionato di Lega Pro“. Quello che resta più di ogni altra cosa scolpito nella memoria però è l’aspetto umano, come certifica un aneddoto racconto dallo stesso coordinatore del progetto: “Un calciatore è arrivato qui ed è rimasto solo un giorno perché aveva trovato una squadra. Voleva lasciarci ugualmente la quota – dice – ovviamente abbiamo rifiutato, ma testimonia come da subito si sia trovato in famiglia. Ogni volta che terminiamo un raduno, per noi è un arricchimento”.

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