Empoli, 28 apr. (LaPresse) – “Non volevo parlare perché, a differenza di altri, non avevo niente da giustificare. Ma dopo che sono uscite gravi accuse sulla mia persona e su quanto successo ho deciso di farlo”. Lorenzo Tonelli è tornato sui fatti del post-gara di Atalanta-Empoli: l’aggressione subita dall’attaccante dei bergamaschi German Denis. Uno scontro che ha portato l’argentino ad essere squalificato per cinque giornate e il difensore dei toscani ad una, per le presunte minacce rivolte a Denis. “La gara era importante, uno scontro salvezza con in palio punti pesanti – ha esordito Tonelli – durante la gara ci può essere stato nervosissimo dovuto all´agonismo e alla voglia di vincere, che può portare a duelli più ruvidi e a provocazioni, da entrambi le parti, chi ha giocato a calcio sa che possono succedere”.

“Tengo a precisare che, finita la partita, per me finisce anche ciò che è successo in campo”, ha proseguito il difensore. “Portare fuori il rancore e il nervosismo è sbagliato”. “Al termine della gara – ha ricostruito il giocatore – sono andato a salutare i nostri tifosi, ho stretto la mano agli arbitri e sono andato diretto negli spogliatoi, senza aspettare Denis e senza minacciarlo davanti a suo figlio. Tutto ciò è falso, lui stava parlando alla tv nell’intervista di fine partita e non potevo in nessun modo intercettarlo; allo stesso modo non ero nel tunnel ad aspettarlo e tanti giocatori possono testimoniarlo”. “Sono poi entrato – ha proseguito Tonelli – nello spogliatoio, arrabbiato per come era finita la gara; dopo venti minuti mi sento chiamare, mi affaccio, lui fa finta di volermi parlare, gli vado incontro e lui mi da un cazzotto sullo zigomo. Io faccio un passo indietro e poi vado verso di lui: appena uscito dallo spogliatoio, Cigarini blocca e Denis mi colpisce di nuovo. Dopo di che si è messo nel mezzo un dirigente dell’Atalanta e sono caduto, a quel punto le luci si sono spente e Denis è scappato”. “Ma a prescindere da quanto successo – ha aggiunto – è sbagliato il messaggio che passa: se l´Atalanta avesse porto delle scuse non sarebbe successo niente, al contrario sono state inventate cose per giustificare quanto fatto da Denis infangando la mia persona. Ciò che mi dà più noia, sono i danni morali: fuori passa il messaggio che io ho minacciato lui e il figlio di morte e non mi va bene. Se fosse vero, sfido chiunque a dire che lui non avrebbe reagito davanti a certe frasi”.

“Purtroppo – ha ancora commentato Tonelli – la situazione attuale è spiacevole e sono amareggiato, passo da essere la parte lesa a colpevole e non ci sto. Vorrei davvero sapere come la Procura ha trovato il coraggio di scrivere certe cose, anche dopo aver parlato con me. Se non hanno visto i fatti non possono farsi condizionare a scrivere altre cose. La frase non c´è stata e non ci sarebbe stato neppure modo di dirla per come si è svolto il dopo partita perché come mi è stato raccontato dopo l´intervista Denis è corso negli spogliatoi: se così è andata come abbiamo fatto ad incontrarci?”. “Cigarini ha chiamato Maccarone, giurando sui suoi figli che non c´entrava niente – ha ancora detto Tonelli – la mia domanda è perché non ha portato via il compagno, ma al contrario mi ha tenuto? E questo mi fa pensare che sia stata una cosa premeditata”. “Sulle squalifiche – ha concluso il difensore – non mi interessa quante giornate ha preso Denis, quanto far capire alle persone che non mi permettere mai di minacciare un padre con accanto un bambino”.

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