Roma, 26 mar. (LaPresse) – Il consiglio federale Figc odierno ha approvato all’unamità le nuove norme relative al sistema delle licenze nazionali per l’iscrizione al campionato di serie A e i criteri per le acquisizioni di partecipazioni societarie. “E’ un consiglio federale storico perché si reintroduce un concetto diverso per quanto riguarda le licenze nazionali”, ha detto il presidente della Figc, Carlo Tavecchio. “La filosofia è quella di curare un malato, possibilmente in maniera graduale, senza farlo morire”. Per il sistema delle licenze, a partire dalla stagione 2015-2016 viene introdotto un indicatore di liquidità finalizzato a misurare la capacità dei club di far fronte agli impegni finanziari. L’obiettivo finale resta quello del pareggio di bilancio da parte dei club entro la stagione 2018-2019. A riguardo è stato previsto un sistema graduale di sanzioni che va da un’attività di monitoraggio (nel 2015-2016), al blocco della campagna acquisti (2016-2017) fino all’esclusione dal campionato (2017-2018).

‘IDEALE SERIE A A 18 E SERIE B A 20 SQUADRE’ – “Le norme che prevedono che un campionato abbia più di una promozione nella serie superiore sono figlie di tutta una serie di soluzioni che si sono create nel tempo. Di norma chi vince viene promosso. La realtà sportive prevede un vincitore non tre. Questo concetto è stato disatteso portando anche a campionati di 22-24 squadre quando erano a 16-18”. E’ il pensiero del presidente della Figc, Carlo Tavecchio, in merito alla riforma dei campionati che “dovrà passare entro il 30 giugno altrimenti non potrà essere utilizzata per la stagione 2017-2018”. “Far capire questa filosofia al sistema è durissima se non quasi impossibile – dice al termine del consiglio federale – ho detto che un campionato ideale dovrebbe essere a 18 squadre in A e 20 in B. Una massima Serie a 18 rende più esaudibili le richieste relative all’attività della nazionale mentre un campionato a 22 è di difficile mantenimento. Tutto questo sarà allo studio delle leghe. A riguardo faremo una full immersion quotidiana di confronto”.

‘SCETTICO CHE CLUB POSSANO FARE STADI DA SOLI’ – “Lo stadio dovrebbe essere un bene strumentale per l’azienda. Personalmente però sono scettico sul fatto che in Italia le società possano fare stadi nuovi con mezzi propri”, ha aggiunto Tavecchio in merito alla situazione degli stadi delle società di Serie A e la possibilità che alcune società possano costruirsi delle strutture di proprietà. Secondo Tavecchio si pagano gli errori del 2008 quando, dopo aver perso l’organizzazione degli Europei, i progetti in essere si arenarono. “Io dicevo che dovevano essere sistemati gli impianti esistenti perché le strutture c’erano già e non poteva esserci altra cementificazione”, argomenta. Un discorso valido ancora oggi: “Società che oggi possano fare lo stadio con mezzi propri le vedo difficilmente individuabili mentre possono invece sistemare le strutture esistenti”, ha evidenziato.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata