Roma, 10 mar. (LaPresse) – Il mondo del nuoto piange la scomparsa di Camille Muffat. La campionessa olimpica dei 400 metri stile libero a Londra 2012 è una delle tre vittime sportive (dieci il numero totale dei morti, ndr) coinvolte nella tragedia avvenuta nella notte in Argentina dove due elicotteri di partecipanti al reality show della tv francese TF1 ‘Dropped’ si sono scontrati in volo. Con la Muffat sono periti anche l’ex velista Florence Arthaud, capace nel 1990 di imporsi nella Route du Rhum, la più famosa fra le regate in solitaria attraverso l’Oceano Atlantico, ed il pugile bronzo a Pechino 2008 Alexis Vastine. Al programma prendevano parte anche l’ex calciatore della nazionale transalpina, Sylvain Wiltord, e l’altra stella del nuoto Alain Bernard che, secondo alcune voci non confermate, sarebbe addirittura dovuto essere a bordo di uno dei due mezzi ma è stato fatto scendere per ragioni di peso. Il dolore del popolo francese è stato immediatamente espresso dal premier Francois Hollande che ha parlato di “immensa tristezza” per la scomparsa dei tre campioni che hanno fatto “brillare la Francia”.
Ma è soprattutto la morte della 25enne Muffat ad aver sconvolto tutti. Nata a Nizza il 28 ottobre 1989 aveva compiuto il suo capolavoro ai Giochi Olimpici di Londra 2012 dove aveva vinto i 400 stile libero ed era giunta seconda nei 200 atile libero. In entrambe le gare la transalpina aveva battuto fra le altre la rivale diretta italiana Federica Pellegrini. Dopo l’exploit britannico la francese era attesa come grande favorita ai successivi mondiali di Barcellona nell’estate 2013. Qui però falliva gli obiettivi. Nei 400 stile libero finiva malinconicamente settima mentre nei 200 stile libero riusciva ad aggudicarsi la medaglia di bronzo alle spalle della statunitense Melissa Franklin e di Federica Pellegrini. Dopo Barcellona la Muffat, nonostante la giovane età, annunciava di volersi prendere una pausa dal nuoto diventata poi ritiro ufficiale dall’attività agonistica nel luglio 2014. “Mai più in una piscina”, aveva dichiarato in occasione dell’addio alle gare.
Erede di Laure Manaudou come nuova eroina francese da contrapporre all’italianissima Pellegrini. Questo il suo destino in vasca. E proprio le due atlete in questione le hanno voluto rendere omaggio. “Era la mia erede, ho urlato per lei, ho pianto per le sue vittorie, ora piango la sua morte”, ha detto Manaudou. “Quando ho avuto la notizia dal mio coach Matteo Giunta non ci volevo credere – le ha fatto eco Pellegrini – Eravamo rivali, facevamo le stesse gare e a quel punto è difficile avere un’amicizia profonda. Eravamo di due nazioni diverse e lontane ma il rispetto per quest’atleta c’è sempre stato, una grandiosa campionessa”. Un duello quello fra la francese e la veneta che non tutti si erano rassegnati a non vedere mai più tanto che, commentando la tragedia, il presidente della Fin, Paolo Barelli, ha rivelato che: “Proprio con il presidente della federazione francese due giorni fa in una riunione a Glasgow si stava sognando il suo ritorno in acqua. Un dramma”.
La Muffat era cresciuta natatoriamente alla corte di Fabrice Pellerin, e proprio il suo ex tecnico è uno dei più provati da quanto accaduto: “Sono inconsolabile – ha detto – Penso che sia un brutto sogno ma poi mi rendo conto che è vero. L’ho scoperto questa mattina alla radio 200-300 metri prima di arrivare in piscina per l’allenamento. E’ stato brutale”. “Camille era una di famiglia – ha aggiunto – L’ho allenata per dieci anni e conosciuta in un periodo, quello dell’adolescenza, dove si cambia molto. E’ come se fosse stata una seconda figlia. Quando penso a lei non c’è solo la dimensione sportiva”. In Italia chi conosceva la sfortunata ragazza meglio di tutti è senza dubbio il nuotatore della nazionale, Marco Belotti, che nel gruppo di Pellerin a Nizza (dove ai tempi stanziava anche l’altro fuoriclasse del nuoto d’oltralpe Yannick Agnel, ndr) si è allenato per un anno. “Sono veramente scosso – ha detto a LaPresse – lei e Yannick Agnel erano i motivi per cui avevo deciso di intraprendere questa esperienza. Era una persona riservata ma simpatica con la quale mi sono trovato molto bene”. Un pensiero condiviso anche dall’altro nuotatore italiano Luca Marin, che nel corso della sua vita ha anch’egli partecipato a reality show proprio come la Muffat: “Camille era una campionessa. A 25 anni non si può morire così – ha raccontato – aveva vinto quello che voleva vincere ed ora voleva godersi la vita”.
Affranto anche il presidente del Coni, ed anche del Cc Aniene squadra di nuoto numero uno in Italia, Giovanni Malagò, che ha definito l’accaduto “una vera tragedia” spiegando di aver chiamato immediatamente il presidente del comitato olimpico francese Denis Masseglia “per esprimergli il dolore da parte del movimento sportivo italiano”. Composta e fiera, infine, la reazione del padre della sfortunata campionessa: “No ci sono parole. Ci sono delle immagini in Tv ed a noi hanno detto che Camille è morta. A poco a poco salirà lo shock ma è anche vero che mia figlia ha avuto una vita fantastica”, ha sussurrato ai media francesi commosso ma orgoglioso. “Amava l’avventura. Qualche volta poteva sembrare un po’ fredda ma in realtà era solo il suo carattere riservato. Era una persona, sincera, onesta. Siamo fieri di lei”.
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