Madrid (Spagna), 11 dic. (LaPresse) – “Alla Juve manca quello che manca a tutte le squadre che non vincono la Champions League, i Cristiano Ronaldo o Lionel Messi”. In un’intervista rilasciata al quotidiano spagnolo ‘As’ il portiere della Juventus Gianluigi Buffon ha indicato cosa serva alla sua squadra di club per tornare tra le grandi d’Europa. “Quando si ha la sicurezza di avere due giocatori che, male che vada, come minimo segnano un gol, e si parte da un punteggio di 1-0, è un buon vantaggio”, ha ammesso l’estremo difensore della nazionale italiana.

Parlando della sua carriera da Parma a Torino, Buffon ha ammesso di essere “cambiato molto, dapprima ero un ragazzo con tutte le virtù e i difetti dei ragazzi, ora sono una persona più adulta e riflessiva, che spera di non commettere certi errori. Quali? Li tengo per me”. Come portiere “sono migliorato grazie al lavoro e all’esperienza, forse sono un po’ più sulla difensiva, quando ero più giovane avevo uno strapotere fisico e un’esuberanza che ho perso con l’andare del tempo”. Il capitano della Juventus rifiuta però l’etichetta di leggenda. “I miti hanno poco di umano e non mi piacciono. Sono un atleta con anima e cuore – ha proseguito – Mi considero un giocatore che ha fatto parte della storia del calcio italiano, europeo e mondiale. Uno diventa leggenda quando muore, spero avvenga in un futuro lontano”, ha scherzato Buffon, fresco di rinnovo contrattuale fino al 2017. “La Juve non è in debito con me, quando uno gioca prende soldi, viene idolatrato e può curarsi nel miglior modo possibile – ha evidenziato l’estremo difensore bianconero – E’ una situazione paritaria. Mi hanno prolungato il contratto, credo, perché ho dimostrato di meritarlo sul campo”.

Da portiere Buffon ha parlato poi del dualismo dell’anno scorso tra Casillas e Diego Lopez, questa stagione al Milan. “Non so se sarei d’accordo con questo, io mi sentirei penalizzato. Quando sto bene preferisco giocare ogni partita, perché mi sento ancora forte – ha rivelato – Naturalmente se i risultati danno ragione al tecnico è probabile che questa possa diventare una moda e che possa essere copiata”. In chiusura l’estremo difensore della nazionale ha parlato del suo rapporto con Carlo Ancelotti, avuto da giovanissimo ai tempi del Parma. “Abbiamo un bel rapporto, parlo ancora sia con lui sia con Wiliam Vecchi, un grande allenatore dei portieri che ricordo con affetto – ha spiegato – Penso che già in quel momento Carlo mostrava segnali di poter diventare un grande allenatore. E’ il tecnico ideale per guidare un club come il Real Madrid per le sue conoscenze tattiche e umane”.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata