Torino, 24 ott. (LaPresse) – “Sono convinto che nel calcio italiano le forze conservatrici, che al momento paiono prevalere, non riusciranno a soffocare quanti sostengono il cambiamento. La nuova governance ha dimostrato tutti i suoi limiti”. Lo ha detto il presidente della Juventus, Andrea Agnelli, nel corso del suo discorso introduttivo dell’Assemblea degli azionisti 2014. “Il meccanico cervellotico che ha portato all’elezione del nuovo presidente federale è riuscita a trascurare le indicazioni che venivano da tutte le componenti tecniche e di una consistente parte della Serie A. Si è trattato di una sconfitta per tanti, di una vittoria per alcuni abili e disinvolti personaggi che affondano le radici del loro consenso in un tempo lontano”, ha aggiunto. “Ma si è trattata di una sconfitta per tutto il calcio italiano che ha dato un’immagine stantia e senza alcuna propensione riformista. I risultati sono sotto i nostri occhi già oggi. La Uefa ci guarda con circospezione, così come gli osservatori internazionali”, ha concluso.
DL STADI – “Il governo italiano non ha trovato un valido interlocutore con cui confrontarsi nell’elaborazione del decreto sulla sicurezza negli stadi”, ha detto poi Andrea Agnelli a proposito del decreto sulla sicurezza negli stadi che introduce una sorta di ‘tassa’ a carico dei club per il pagamento degli straordinari alle forze di polizia.
FATTURATO – “La struttura e il livello dei ricavi, frutto del lavoro quotidiano delle donne e degli uomini della Juventus, hanno portato ad un fatturato di 280.5 milioni di ricavi che al lordo della ‘gestione calciatori’ porta il fatturato per la prima volta nella nostra storia sopra i 315.8 milioni”. “Il livello di fatturato che vi presentiamo conferma la Juventus nelle prime dieci società calcistiche al Mondo, ed il ranking Uefa è migliorato”, ha aggiunto. Agnelli ha però poi ricordato che “i nostri principali competitor, Real Madrid, Bayern Monaco, Manchester Utd, Barcellona, ci hanno distanziato nettamente”. “Nessuna società italiana è in grado di crescere al loro ritmo”, ha concluso.
QUARTO SCUDETTO – “Nessuno che vesta la maglia della Juventus ha voglia di fermarsi: il successo più importante è il prossimo”. Così Agnelli, ricordando come con il terzo scudetto vinto consecutivamente il club bianconero “primo nella storia, ha saputo ripetersi a distanza di quasi 80 anni, segnando un crocevia nel calcio italiano”, ha aggiunto il patron bianconero. “L’area sportiva ha basi solide, costituite, in primis, da Massimiliano Allegri, un tecnico che ha già dimostrato di saper vincere – ha proseguito Agnelli – e che insieme a Fabio Paratici e Pavel Nedved, e ad un gruppo di calciatori in grado di affrontare le nuove sfide, sta lavorando per vincere il quarto scudetto consecutivo”. “Un’impresa che ci avvicinerebbe alla leggenda”, ha aggiunto.
CALCIO ITALIANO – “Basta guardare senza partigianeria la situazione del calcio italiano per riconoscere il progressivo declino. La nostra crescita è legata esclusivamente all’evoluzione del mercato televisivo”, ha aggiunto. “Venti anni fa Inghilterra, Spagna e Germania guardavano all’Italia come ad un esempio: oggi ci hanno sopravanzato in qualsiasi parametro”, ha detto ancora Agnelli. “Dieci anni fa dalla gestione ‘match day’ la Serie A generava gli stessi ricavi della Bundesliga, poco meno di quelli della Liga e circa un terzo della Premier League. Eravamo già allora una tartaruga, oggi siamo un gambero”, ha dichiarato il presidente della Juve. “Negli ultimi dieci anni il calcio italiano è scomparso dagli schermi televisivi dei maggiori mercati occidentali e non ha saputo conquistarne di nuovi”. Lo ha detto il presidente della Juventus, Andrea Agnelli, nel corso del suo discorso introduttivo dell’Assemblea degli azionisti 2014. “In Juventus stiamo cercando di recuperare il terreno perduto e dal primo luglio 2015, grazie al nuovo accordo con Adidas e al rinnovo dell’accordo con Jeep, riposizioneremo la nostra maglia a valori nettamente superiori a quelli attuali”, ha aggiunto. “Ma ancora la Juventus potrà crescere solo frazionalmente se il prodotto collettivo Serie A non farà altrettanto”, ha ammonito Agnelli.
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