Milano, 25 ago. (LaPresse) – “Ancora non riesco a realizzarlo come un addio per i tifosi. Mi sento ancora in mezzo a loro, sento il loro calore per le strade e quindi non ho fatto nessuna lettera di ringraziamento. Sicuramente quello che avrei potuto chiedere o avrei meritato, almeno, sarebbe stato non dico saperlo 3-4 mesi prima. Sarebbe stato bello perché mi avrebbe dato la possibilità di avere più tempo per pensare”. Esteban Cambiasso torna così sul suo addio all’Inter, squadra della quale ha vestito la maglia per dieci stagioni. “Il momento in cui l’ho capito – racconta l’argentino ai microfoni di Sky Sport – è stato quando ho parlato con Piero Ausilio, serenamente, un giorno prima della partita col Chievo. Magari se quella chiacchierata l’avessimo fatta una settimana prima – prosegue – avrei avuto questa possibilità, non penso sia chiedere troppo per quello che ho vissuto in questi 10 anni e nel modo in cui li ho vissuti perché non è solo giocare in una società, ma è come ho vissuto questa società. Credo di non essere capace di dare a nessun’altra società italiana nulla di quello che ho”.

“Questa settimana sicuramente vedrò bene da dove ripartire – prosegue Cambiasso – ma voglio stare dove penso che io possa essere felice insieme alla mia famiglia. Non c’è una motivazione singola che mi faccia dire ‘questa squadra perché lotta per il campionato, quest’altra perché c’è l’ingaggio più alto, quest’altra perché la città è più bella, per la lingua o per qualcos’altro'”. “Dove andrò – chiarisce il centrocampista – penso che farò un anno di contratto, ma per una scelta anche e soprattutto mia”. L’argentino parla poi dell’Inter che si appresta ad iniziare il campionato: “Deve essere competitiva, stiamo parlando sempre dell’Inter, l’obbligo c’è, è impossibile nascondersi. Credo che quando uno sta in certe società sa che l’obbligo è vincere. Poi se ce la fai o meno quello lo dice il tempo. Bisogna pensare – dice – che adesso l’Inter ha due competizioni e quando uno affronta due competizioni deve avere una rosa un po’ più ampia. Credo che può essere abbastanza equilibrata come squadra oggi in tutti i posti”.

“Con Moratti presidente sarei ancora un giocatore dell’Inter? Questo è difficile, ma penso che probabilmente sì. Penso che Moratti nel suo ruolo abbia dato salute, soldi, tempo e quindi per fortuna quello che mi rimane è anche aver contribuito a realizzare i suoi sogni”. “Per me – continua ‘El Cuchu’ -è stato molto importante il fatto di aver sentito una grandissima fiducia della società, dall’allenatore nel momento in cui era Mourinho, quando ho fatto il mio ultimo contratto, perché a differenza delle solite situazioni in cui si fanno i contratti quando le squadre vincono, quel rinnovo me lo hanno fatto poco tempo dopo aver perso la Champions con il Manchester United, prima di quella stagione storica che rimarrà nella testa di tutti gli interisti. Tutto quello che ho vissuto – conclude – lo terrò sempre dentro e penso che la cosa più bella sia sapere che tanti tifosi si sono visti rappresentati da me e questo per un calciatore è un orgoglio enorme”.

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