Dal nostro inviato Attilio Celeghini. Monte Zoncolan (Udine), 31 mag. (LaPresse) – “Ho imparato moltissimo qui: come correre in certe condizioni, come gestire la maglia rosa, come guidare la squadra. Sono grato al Giro”. Ad un passo dalla vittoria finale, un Nairo Quintana finalmente sorridente può concedersi un bilancio della corsa rosa sulla quale domani, con l’ultima tappa da Gemona a Trieste, calerà il sipario. Il colombiano della Movistar ha superato indenne anche l’ultimo ostacolo, la durissima tappa da Maniago con arrivo in salita sul ‘mostro’ Zoncolan ed è pronto ad essere incoronato domani re del Giro 2014. Anche se non è ancora sicuro che il prossimo anno farà parte della carovana rosa, visto che sicuramente concentrerà gli sforzi sul Tour: “Vedremo – spiega – se tornerò qui e se potrò fare bene in entrambe le corse”.

Tornando all’edizione presente, Quintana rievoca la polemiche sollevate dagli avversari dopo la discussa discesa dello Stelvio. Un momento, dice lo scalatore della Movistar, che “senz’altro mi ha dato la motivazione per dimostrare che si è trattata di una tappa che molti non hanno visto nel modo giusto. Invece, è stata spettacolare, come quella di oggi. E’ lì – prosegue – che ho preso la maglia rosa e ad iniziare ad imporre distacchi notevoli agli avversari. Sullo Stelvio, molti non si sono soffermati sulla bellezza della tappa e hanno parlato solo in termini polemici. Tutto questo mi ha dato ulteriore motivazione per fare meglio nella cronoscalata, dove ho dimostrato chi sono. La squadra mi ha lasciato in ottima posizione prima dello Zoncolan e io ho concluso al meglio”. Se il cammino verso Trieste si è dimostrato un trionfo in crescendo, non sono mancati i momenti duri: sul Gavia, Quintana ha addirittura pensato a mollare tutto. “Ho avuto un momento di crisi – confessa – e volevo scendere. Mi ha sostenuto Gorke Izaguirre (suo compagno di squadra, ndr), devo a lui la vittoria”.

Anche i problemi respiratori hanno avuto il loro peso e non lo hanno del tutto abbandonato. “Non sono in forma perfetta”, chiarisce la maglia rosa. “Oggi il muco nelle narici non mi faceva stare bene. Senza contare il grande sforzo. Soffro come gli altri, sono un essere umano. Le gambe mi fanno male, le ho gestite. Ma dentro di me sono tranquillo. Se fossi al cento per cento cosa farei? Non arrivo da un altro mondo”, sorride Quintana. “Ho buone caratteristiche da scalatore, le cose sono andate bene, ma ci sono altri corridori più forti e maturi di me. Io devo continuare a lavorare per cercare di superarli. Non sarà facile come può sembrare”. “Non so spiegare come mi sento”, prosegue Quintana. Quando sono diventato professionista, sono entrato nella squadra giusta, dove ho trovato un grande maestro, Eusebio (Unzue, direttore sportivo della Movistar, ndr), che mi insegna tanto, mi rende tranquillo. Quando si hanno le gambe, poi, è tutto facile”. C’è tanta Colombia in questo Giro, visto il secondo posto di Rigoberto Uran, secondo classificato l’anno scorso. “Sarà la potenza ciclistica dei prossimi anni? “E’ la nuova generazione”, spiega Quintana. “Abbiamo dimostrato negli ultimi tre anni, dal nostro arrivo in Europa, il nostro valore, iniziando a vincere. Ci sono tanti ragazzi che dietro di noi stanno crescendo, sono forti e saranno il nostro futuro”. Sempre in tema di origini, guai a definire ‘speduto’ il suo paese natale, Combita, che conta 13mila abitanti circa. “Non viviamo nella foresta, non ci manca nulla”, puntualizza Quintana. “Sono molto fiero del mio paese, è un successo che mi rende felice. E i colombiani saranno orgogliosi di avere qualcuno che li rappresenta a livello mondiale”.

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