Roma, 11 ott. (LaPresse) – La Corte di Giustizia Federale rinvia ogni decisione sull’esito del ricorso del Milan contro il provvedimento del giudice sportivo di disputare una gara a porte chiuse dopo i cori per ‘discriminazione territoriale’ nell’ultimo match di campionato con la Juventus.

Analizzando il caso la Corte di Giustizia Federale “richiede comunque una valutazione concreta, in punto di fatto, della portata, dimensione, provenienza e percepibilità della manifestazione oggetto di sanzione in quanto di natura discriminatoria, onde stimarne la effettiva offensività”. Pertanto la la controversia in esame necessita “di un approfondimento istruttorio indispensabile al fine di completare il quadro probatorio di riferimento” anche in considerazione che “la manifestazione risulterebbe percepita solo da uno dei collaboratori della Procura Federale”. Per questi motivi la Corte di Giustizia Federale dispone “l’acquisizione di ogni elemento probatorio utile ai fini della decisione, anche presso gli organi preposti alla gestione della sicurezza e dell’ordine pubblico – si legge nel comunicato della Figc – Sospende, nelle more, il provvedimento sanzionatorio oggetto di reclamo”.

E’ durata circa 15 minuti l’udienza dell’avvocato del Milan, Leandro Cantamessa, davanti alla Corte di giustizia della Figc relativo al ricorso della società rossonera nei confronti della chiusura dello stadio di San Siro per la gara Milan-Udinese del 19 ottobre, dopo i cori di discriminazione territoriale dei tifosi rossoneri nei confronti dei napoletani in occasione di Juventus-Milan. Cantamessa all’uscita ha detto che la società non ha fatto richiesta di rinvio: “Ho scritto 10 pagine e prodotto 9 documenti”, ha spiegato. Il legale del club rossonero ha anche aggiunto di non aver fatto ascoltare degli audio al collegio giudicante: “Se lo hanno fatto lo hanno fatto loro, sarebbe stata una cosa teatrale”.

Cantamessa ha proseguito raccontando che gli argomenti portati a supporto della tesi rossonera sono ben tre e non sono stati individuati dai giornalisti. “Ricorso? Non parliamone che porta male – ha continuato – vedremo, speriamo che non ce ne sia bisogno”. Infine una battuta sulla brevità dell’udienza: “Mio padre che faceva l’avvocato mi diceva: potresti anche essere Demostene ma quando hai parlato 10 minuti, dopo non ti ascolta piu nessuno”.

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