Milano, 3 ott. (LaPresse) – “La prima volta ho parlato con lui al telefono, ero ancora in vacanza, per gestire bene i giorni di vacanza. L’ho visto anche lì molto disponibile, credevo e sentivo che lui mi vedesse come un giocatore suo, mentre tutto il mondo stava dicendo il contrario, cosa che poi non era vera. Però, se leggevi i giornali in quei giorni, se leggevi i siti, mi davano per fatto”. Così Daniele De Rossi parla a Sky Sport del nuovo allenatore della Roma, il francese Rudi Garcia.

“Intanto, mi davano in qualche città esotica – prosegue il centrocampista giallorosso – da qualche parte a firmare chissà quale contratto, mentre lui mi ha trattato come un giocatore suo, un giocatore che, come poi è successo, sarebbe rimasto con lui”. Quindi, conclude De Rossi: “Pltre alla grande disponibilità, mi è piaciuto subito quello, il senso di ‘appartenenza’ o, comunque sia, subito a parlare del lavoro e della prospettiva di fare una grande annata insieme”.

“Si è parlato molto questa estate; quest’anno, quando ho parlato con il mister, quando ho parlato con la società, dato che mi piace essere sempre chiaro, per la prima volta gli ho detto che avrei voluto ascoltare eventuali offerte, vederle, valutarle, mentre negli anni addietro avevo sempre respinto ogni offerta ancor prima di ascoltarla, molto decisamente”, rivela ancora De Rossi a Sky Sport parlando dei mesi scorsi quando sembrava vicino il suo addio alla Roma.

“Quest’anno sentivo che poteva essere l’anno giusto nel quale cambiare o nel quale provare a sentire quello che veniva fuori altrove, perché l’altro anno le cose, lo sapete meglio di me, non sono andate bene e io le cose voglio che vadano bene per me e non dico soprattutto ma quasi soprattutto, per la Roma. Essere un giocatore della Roma – spiega -e non fare felici i tifosi, non fare felice la Roma, non mettere tutti d’accordo, come quasi sempre è stato , per me era un peso abbastanza schiacciante. C’erano tante cose che non andavano ma, forse, ce n’era una ancora più grande, che non andava bene a me: non potevo pensare che la mia ultima partita con la maglia della Roma fosse quella. Quella era la cosa che non riuscivo a mandare giù, mi potevo immaginare in qualsiasi squadra del mondo, ad alzare qualsiasi trofeo, ma pensare che io avevo giocato l’ultima partita con la maglia della Roma in un derby perso in finale era la fine di una delle, non so, storie d’amore tra un calciatore e una squadra più grandi che io conosca ed era la fine sbagliata, insomma”.

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