Roma, 26 lug. (LaPresse) – Si è tenuto oggi all’NH Hotel Vittorio Veneto di Roma davanti alla Corte di Giustizia Federale presieduta da Gerardo Mastrandrea il processo di secondo grado sul calcioscommesse relativo al filone Bari bis. La Corte, chiamata a valutare le presunte combine relative alle gare Bari-Treviso 0-1 dell’11 maggio 2008 e Salernitana-Bari 3-2 del 23 maggio 2009, ha ascoltato i 15 ricorsi presentati. Già domani, probabilmente in mattinata, verrà pubblicato il dispositivo da parte dell’organo giudicante di secondo grado. Particolarmente atteso quello che ha riguardato il portiere del Torino, Jean Francois Gillet, condannato in primo grado a 3 anni e 7 mesi di squalifica. Uno stop che di fatto metterebbe fine alla carriera del belga, classe 1979. I suoi legali, D’Alesio e Chiappero, hanno preso la parola per ultimi. Il primo ha ricordato come “nell’ambiente paracriminale della città di Bari, Gillet era noto per essere un atleta integerrimo, un rompipalle non disponibile a queste attività e per di più forte”. La parte più tecnica della difesa invece è stata affrontata dall’avvocato Luigi Chiappero: “Sulla dazione di denaro la chiamata in correità di Gillet è generica ed isolata – ha spiegato – Non ci sono riscontri e vorremmo anche noi ottenere soddisfazione”. Il legale ha poi messo in luce come la condanna in primo grado del calciatore per l’illecito sportivo relativo al match Salernitana-Bari sia arrivata per l’ormai celeberrimo incontro in palestra del mercoledì prima del match contro i campani. “La mia domanda è: questo discorso è punibile o siamo ancora in un fase in cui le persone si parlano e nulla è deciso?”. L’intendimento del legale, espresso anche esplicitamente, è quello di ottenere per questo match, così come per Bari-Treviso, l’omessa denuncia: “Lui sa di aver sbagliato rispetto al comportamento che ha sempre tenuto – ha concluso – ma quest’uomo si sta giocando gli ultimi anni della sua carriera. Una carriera integerrima”.
La risposta, con stile ma decisa, di Palazzi non si è fatta attendere. “Non diamo giudizi morali e non vogliamo infangare la carriera di nessuno – ha spiegato – ma sulla base degli elementi probatori c’è l’integrazione piena di Gillet nell’illecito sportivo. A riguardo ci sono molteplici dichiarazioni accusatorie”. Oltre a controbattere alle tesi degli avvocati difensori il procuratore federale, Stefano Palazzi, ha dovuto prendere posizione anche nei confronti della scelta di non deferire l’ex barese ed attuale giocatore dell’Inter, Andrea Ranocchia. La sua assenza all’interno del procedimento infatti è stata evocata, direttamente ed indirettamente, da svariati legali: “Il suo mancato deferimento non è dovuto alla credibilità di Masiello ma alla mancanza di un riscontro esterno alla sola posizione di Ranocchia – ha detto Palazzi – E’ giusto non averlo deferito, ma siccome tutte le difese si appellano al suo mancato deferimento, qualora la Corte rilevasse un errore della Procura federale, ci invii la comunicazione per rivedere la posizione del giocatore in questione tramite una più attenta e differente valutazione degli atti”.
Lo stesso procuratore federale ha anche cercato di ribaltare la sentenza di primo grado relativa a William Pianu, unico giocatore del Treviso alla sbarra per la gara contro i baresi ed assolto dalla Disciplinare. Palazzi ha sottolineato le chiamate in correità del calciatore e sottolineato come, dal lato Treviso “fosse sufficiente la partecipazione di un solo tesserato perché lo sforzo a perdere era da compiere da parte degli avversari (ovvero il Bari, ndr)”. Gli altri ricorsi discussi hanno riguardato le posizioni di Massimo Ganci (4 anni di stop in primo grado), Gianluca Galasso (3 anni e 7 mesi), Raffaele Bianco, Simone Bonomi, Francesco Caputo, Daniele De Vezze, Stefano Guberti, Ivan Rajcic, Alessandro Parisi, Vincenzo Santoruvo, Luca Fusco, Vitali Kutuzov (tutti 3 anni e 6 mesi di inibizione) e Corrado Colombo (6 mesi). Non hanno invece presentato ricorso Cosimo D’Angelo (4 anni), Nicola Belmonte, Santiago Ladino, Mariano Martin Donda, Vitangelo Spadavecchia e Massimo Bonanni (tutti 6 mesi di stop).
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