Roma, 19 feb. (LaPresse) – Come nella finale della Coppa Rimet del 1950, “davanti a 80 mila persone, allo stadio Maracanà, vinse l’Uruguay in casa del Brasile”. Giovanni Malagò descrive così la sua vittoria alla presidenza del Coni. Finisce, infatti, 40 voti a 35 (con una scheda nulla) la partita tra il presidente del Circolo Canottieri Aniene e Raffaele Pagnozzi, candidato più quotato, che giocava ‘in casa’ per dirla con le parole di Malagò, in quanto segretario generale dell’ex presidente Gianni Petrucci. E’ stata una sfida all’ultima scheda. Non appena ottenuto il 38esimo voto, quello di un potenziale pareggio presto trasformatosi in vittoria, Malagò si alza in piedi e, con le lacrime agli occhi corre verso la moglie e le due figlie gemelle, Ludovica e Vittoria. Quando il successo è ufficiale, torna al suo posto: “E’ un’emozione talmente forte – ammette – Ringrazio chi mi ha dato fiducia. Nello sport è molto facile vincere, molto difficile mettersi nei panni di chi non vince. Il mio abbraccio, con assoluta sincerità va a Lello Pagnozzi. Farò di tutto per onorare quello che per me è la carica più importante nel nostro Paese”. La vittoria del presidente Aniene coglie tutti di sorpresa, tranne lui.
“Le persone qui vicino a me sanno perfettamente quanto io abbia dedicato, in modo chirurgico, a questa partita – racconta durante la sua prima conferenza stampa da presidente – È paradossale, io posso immaginare la delusione del mio competitor, ma io so che poteva esserci qualcun altro a votare per me. In tanti questa mattina non avevano le idee chiare. Ho preso dei voti che voi non avete neanche idea”. A cercare di dare una spiegazione ai voti persi, invece, è Pagnozzi che però non manca di onorare l’avversario: “Ringrazio i membri del Consiglio Nazionale, chi mi ha ribadito la fiducia nell’urna – commenta – e faccio un grande in bocca al lupo a Malagò. Lo sport italiano sarà in grado di mantenere il trend che lo ha portato ai vertici del mondo”. Mentre le votazioni proseguono – ci sono da eleggere i componenti della Giunta – nel salone d’onore del Coni, però, la caccia ai ‘franchi tiratori’ è aperta. Giovanni Petrucci, principale sostenitore di Pagnozzi, è il primo ad ammettere che la sconfitta è anche sua: “Quando uno perde con tanto distacco c’è poco da dire. Malagò è stato bravo, a non è che noi lo abbiamo sottovalutato. Io ho fatto un pronostico e ho sbagliato”, spiega. L’ex padrone di casa, però, non è disposto ad addossarsi la responsabilità di un’eredità troppo ingombrante: “Mi volete dire che 12 persone perché io sono stato troppo presente hanno votato dall’altra parte? Ho fatto sicuramente degli errori pure io ma mica ero io il candidato”.
A parlare di strategia è allora il presidente della Federtennis Angelo Binaghi, anche lui sponsor di Pagnozzi: “Oggi vince una maggioranza che, a torto o a ragione, è rimasta nascosta dietro un muretto e poi appena ha potuto ha sparato sul candidato presidente – attacca – Da noi, in Sardegna, si chiama imboscata”. Lui di ‘franchi tiratori’ parla apertamente: “Sei o sette? Secondo me sono stati almeno il doppio. Nella notte non è successo niente, si è trattato piuttosto di una strategia molto elaborata che prevedeva che l’avversario venisse ingannato. Da un punto di vista ‘politico’ la situazione – aggiunge – è molto complessa. Il nuovo presidente ha quasi la metà delle federazioni contro. Spero di essermi sbagliato sulle sue capacità e che sappia gestirla”. In realtà, la composizione della nuova Giunta è abbastanza bipartisan: 4 su 7 (Franco Chimenti, Luciano Buonfiglio, Giorgio Scarso e Sergio Anesi) i dirigenti in quota Malagò, mentre Paolo Barelli, Giancarlo Abete, e Fabio Pigozzi appartengono al team di Pagnozzi. Una atleta per parte: Alessandra Sensini a sostegno del presidente Aniene e Fiona May candidata con l’ex segretario generale. Nominata da entrambi e unica candidata, invece, Valentina Turisini in quota tecnici. Il nuovo presidente, in realtà, che come risultato della prima giunta rivendica la “standing ovation” per la nomina di Franco Chimenti e Giorgio Scarso a vicepresidenti e quella di Roberto Fabbricini a segretario generale, pensa già al futuro: “Immagino uno sport che possa diventare un traino per il nostro Paese che è devastato, è uno dei pochi settori in cui possiamo fare sviluppo.
Questa sarà la mia mission. Spero di poter lasciare un segno in questo senso”. Tra i tanti messaggi di congratulazione giunti a Giovanni Malagò il più significativo è senza dubbio quello di Federica Pellegrini, tesserata per il ‘suo’ Cc Aniene. “Mi segue con affetto da anni ed è un uomo che ha avuto appunto il coraggio di ispirarmi un cambiamento e perseguire con lealtà i miei obiettivi sportivi – ha detto – il governo dello sport italiano è in buone mani.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata