Roma, 12 feb. (LaPresse/AP) – Due anni fa un curioso caso arriva sulla scrivania del pubblico ministero di Cremona Roberto Di Martino. Cinque giocatori della Cremonese si sono sentiti male dopo una partita di campionato contro la Paganese e uno di loro ha avuto anche un incidente stradale. Un episodio misterioso che ha spinto un dirigente della squadra a sporgere denuncia alle autorità italiane che hanno poi scoperto come il portiere Marco Paoloni, corrotto da un gruppo di criminali che volevano scommettere sulla partita, aveva drogato con dei tranquillanti i suoi compagni per essere sicuro di perdere la gara. Deferito dalla Procura della FIGC, Paoloni è stato squalificato per cinque anni. “Sembra una favola o un romanzo. La follia assoluta, è qualcosa di incredibile, ma è tutto vero”, ha dichiarato Di Martino in una intervista esclusiva all’agenzia Associated Press. “All’inizio sembrava che fossero solo un paio le partite truccate, poi abbiamo capito che ci si trovava di fronte ad un sistema globale”, ha aggiunto nel ricostruire l’inchiesta che da due anni ha sconvolto il calcio italiano. L’inchiesta ha portato il 62enne Di Martino nel cuore di uno dei più grandi scandali di partite truccate mai rivelati: oltre 210.000 intercettazioni, più di 150 indagati, centinaia di partite analizzate in tutti e quattro i campionati professionistici in Italia, decine di persone arrestate e criminali ricercati in tutto il mondo. Tra gli arrestati nell’operazione denominata ‘Las Bet’ anche l’ex capitano della Lazio e attaccante della nazionale Giuseppe Signori e l’ex capitano dell’Atalanta Cristiano Doni.
Quasi in parallelo, le procure di Napoli e Bari hanno aperto delle indagini correlate. Di Martino è convinto di aver fin qui scalfito solo sommariamente il sistema e nel frattempo è sempre più oberato di lavoro tanto da riuscire a gestire con difficoltà il lavoro di routine che non ha nulla a che fare con partite di calcio truccate, nel suo piccolo ufficio. “Se potessi lavorare a tempo pieno su questo caso potrei saperne sicuramente di più, ma io sono il capo di un ufficio che si occupa anche di questioni amministrative per le quali devo spendere gran parte del mio tempo”, ha spiegato ancora Di Martino. Tra i problemi che il magistrato sta incontrando in questi ultimi due anni, il principale è che in Italia truccare partite di calcio o di un altro sport di per sé non è considerato un reato grave. “È considerata una frode di minor tipo – ha sottolineato il pm di Cremona – il reato di frode sportiva presuppone una pena massima di due anni”. Addirittura in altri paesi, non essendoci una legislazione specifica o non essendo considerato un reato, molti criminali coinvolti nel calcioscommesse sono di fatto ancora liberi.
Partendo dalle indagini sulla somministrazione stupefacenti da parte di Paoloni ai suoi compagni, un reato più grave della frode sportiva, Di Martino ha potuto utilizzare pratiche investigative che altrimenti non avrebbe potuto usare. “L’associazione a delinquere permette le intercettazioni telefoniche, ma è quasi impossibile ottenere l’ok per mettere i telefoni sotto controllo se non hai delle ragioni davvero forti per farlo”, ha aggiunto Di Martino. Nel corso della sua carriera di magistrato, il pm di Cremona ha lavorato a casi di terrorismo e criminalità organizzata, come ad esempio la strage di Piazza della Loggia a Brescia. “Solo una combinazione fortunata ha portato a scoprire tutto questo ed è improbabile che accada di nuovo”, ha detto sempre a proposito dell’inchiesta ‘Last Bet’. “Una volta che questo processo sarà finito, se non cambiano le regole del gioco, sarà molto difficile che possano emergere altre inchieste del genere”, ha sottolinato il magistrato. Non solo, ma Di Martino è convinto che il fenomeno delle partite in Italia non sia affatto stato debellato, il tutto nonostante la sua inchiesta. “Sono sicuro che ancora va avanti. Dubito fortemente che si sia fermato…. Spero solo che questa inchiesta abbia avuto un impatto importante e solo per quello che sto cercando di andare avanti”, ha concluso.
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