Dubai (Emirati Arabi), 29 dic. (LaPresse) – La notte degli Awards lascia il segno. 828 metri di torre come cornice, luci, suoni e giochi d’acqua per santificare il mito nascente di Cristiano Ronaldo, il campione che rompe gli schemi e scatena i fans in ogni ambiente, nella visita in ospedale e nella serata dei riconoscimenti su scala mondiale per i migliori del calcio. Ronaldo porta a Madrid, sul volo privato che lo riconsegna oggi a Mourinho e al Real, due Awards che ne definiscono la nuova dimensione. Il primo è tecnico, logico, segue un primato non solo stagionale perché nel campo delle plurimarcature nessuno, nel calcio che conta, aveva mai fatto come lui. Il secondo al contrario riflette meglio il segreto di una popolarità che lo rende prima divo e poi calciatore: Cristiano è il boss dei social network, con valutazioni rilevate su twitter (5 milioni) e Facebook (37 milioni) di persone sensibili, oltre i veri ‘amici’ regolarmente censiti fino a circa 20 milioni in tutto il mondo. Numeri che spostano il futuro del calcio in nuovo e misterioso stadio virtuale, uno spazio dove gli esperti cercano i ricavi per anticipare la concorrenza. Ieri il presidente del Barcellona, Sandro Rosell, ha annunciato che andrà a cercare di catturare un euro a 1 miliardo e 600 milioni di cinesi. Ronaldo per ora gioca a calcio e dichiara disciplina, passione e professionismo, senza infilarsi nelle tasche dei suoi amici, ma se lo farà il Barca dovrà per forza seguirne l’esempio.
I cambiamenti del calcio accompagnano la due giorni di Dubai vorticosamente, tra mercato e incontri di lavoro. La notte delle stelle ha nominato per il 2011 il grande Barcellona, presente con la Coppa più amata, la Champions League, una volta tanto vicina alla Coppa del mondo, anch’essa spagnola di provenienza, e all’Europa League. Il premio alla Spagna e alla sua prima rappresentante calcistica dell’anno, è l’omaggio del calcio ad una componente europea positiva, capace di vincere dando spettacolo e coltivando i vivai, salvando il vecchio continente dall’invasione che rischia di distruggerne i valori storici e culturali dei propri tradizionali interpreti. L’Europa che vanta 10 Coppe del Mondo si aggrappa alla Spagna per inviare un messaggio di riflessione, soprattutto all’Italia delle 6 finali e dei quattro titoli vinti in un secolo calcistico: se si abbandona la radice che ha fatto grande un movimento, c’è il rischio di restare senza le virtù del passato e di proporre schemi nuovi di secondo piano, in ragione di minore capacità di scelta e di spesa. Il Barca punta sulla cantera, auguriamoci che lo facciano sempre e ancora Roma, Napoli e magari Juventus.
Pinto Da Costa, oltre 30 anni di presidenza e successi con il Porto, è il dirigente 2011 per la carriera. Viene dopo Galliani, primo nel 2010, per l’Award di Globe Soccer che è un grazie per quanto dato al calcio. Dubai è poi impazzita per Alessandro Del Piero, per i modi gentili e suadenti di un italiano da esportazione, quasi la diplomazia prestata al pallone. Alex ha messo tutti in riga solo quando il premio alla straordinaria carriera è stato frainteso come un addio: ha ripetuto mattina, pomeriggio e sera, “gioco ancora” e sicuramente lo farà per vincere. Dalla Spagna al Portogallo e si scopre che dei 6 Awards assegnati, 4 sono finiti in questa regione d’Europa, filobrasiliana, calcisticamente dotata di stigmate purissime. Due a Ronaldo, uno al presidente del Porto, l’ultimo al confermato agente dell’anno Jorge Mendez, la prova di una qualità che si esprime ricordando gli affari conclusi e i talenti rappresentati.
Il calcio ha fatto festa intorno ai suoi protagonisti e ha regalato la sua offerta grazie all’asta di Save The Children, con le maglie contese di Messi, Ronaldo, Ibra, Totti, Del Piero, Cristiano Ronaldo, Lampard, Casillas, Lavezzi, Nani e Rooney. Dove c’è stata la ‘rivincita’ di Messi, numero uno battuto a 10mila euro contro i sette di Ibrahimovic.
Una segnalazione per Mino Raiola e gli agenti candidati. Raiola ha sfiorato l’Award e prenota il prossimo, ma la qualità del loro lavoro nasce dalle performance delle squadre dove giocano i loro assistiti. Come per Mendez (Real Madrid, di Mourinho e Cristiano Ronaldo), anche il Milan di Ibra e il Manchester City di Balotelli (uomini di Raiola) sono al comando delle rispettive graduatorie, e il Psg di Pastore (Simonian) lo è in Francia. In questo Dubai ha centrato le scelte.
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