A sei anni da ‘Heimat’ (2019), che a sua volta aveva interrotto un silenzio durato tredici anni, i Delta V tornano con ‘In Fatti Ostili’, un nuovo album di inediti in uscita venerdì 17 ottobre in digitale, cd e vinile (Universal Music Italia). Un disco che conferma la svolta narrativa del gruppo milanese formato da Carlo Bertotti, Flavio Ferri e Marti, prodotto da Paolo Gozzetti e Roberto Vernetti, storico primo produttore della band.

Un racconto del presente, duro e disilluso
Il titolo non lascia spazio a fraintendimenti: ‘In Fatti Ostili’ è un racconto del presente, di un tempo che si è fatto più duro e disilluso. A ispirare questa riflessione sull’ostilità contemporanea “è il quotidiano, la cronaca quotidiana, la cronaca internazionale – spiegano i Delta V a LaPresse – ma è anche l’utilizzo che si fa delle forme di comunicazione. Oggi i social sarebbero una possibilità fantastica se solo venissero usati in maniera corretta, ma oggi sono calpestati da modalità barbare. È inquietante e inaccettabile”.
Il disco è stato anticipato dai singoli ‘I nazisti dell’Illinois’, la scorsa primavera, celebre frase presa in prestito dal film ‘Blues Brothers’, e più recentemente da ‘Regole a Milano’, già in radio e sulle piattaforme digitali, ritratto lucido e malinconico di una città che affascina e respinge, simbolo di un’intera società.
Milano, città che affascina e respinge
“È una città in cui siamo nati e cresciuti, dove ci siamo formati. E’ diventata molto difficile negli ultimi anni – raccontano – e noi lo testimoniamo con le parole di questa canzone. È la difficoltà di stare in un posto che hai amato molto e che fai fatica a riconoscere. Una frattura traumatica”. Milano diventa così il paradigma di un’Italia che corre e arranca allo stesso tempo, un luogo di bellezza e spaesamento. “Milano ti amo, ti odio davvero / il cielo di ottobre, un grigio sincero”, cantano nel brano, dove amore e disagio si intrecciano come due facce della stessa città.
Tre decenni di musica con i Delta V
Nati a metà degli anni Novanta dall’incontro tra Bertotti e Ferri, già compagni di liceo linguistico, i Delta V hanno saputo attraversare tre decenni di musica italiana evolvendo con coerenza. Dall’esordio con ‘Spazio’ (1998), premiato con il Premio Ciampi come miglior debutto discografico, al successo radiofonico di ‘Se telefonando’ e ‘Un’estate fa’, fino alla svolta più intimista e politica degli ultimi lavori, la band ha sempre mescolato elettronica, melodia e racconto sociale.
Dopo ‘Heimat’, che aveva segnato la rinascita del trio, ‘In Fatti Ostili’ amplia quella ricerca interiore e sociale con un percorso che si conferma più narrativo e meno legato alla forma canzone radiofonica: “Crediamo che certe cose non si scelgano. Quando hai urgenza di raccontare qualcosa, lo fai nella maniera che in quel momento è la migliore possibile. Le parole hanno preso più spazio, non a discapito della musica, ma lottano per non farsi incasellare nelle metriche”, spiega la band.
Il ritorno in studio e le antiche alchimie
Il ritorno in studio con Roberto Vernetti, produttore di dischi storici come ‘Spazio’ e ‘Psycho Beat’, ha riacceso antiche alchimie: “Abbiamo ritrovato la stessa chimica dei primi dischi, come se il tempo non fosse passato – affermano – È stato un incontro fortuito ma naturale”.

La dimensione visiva resta parte essenziale dell’universo Delta V, che dichiarano: “Siamo autarchici nella costruzione dei video, nascono sempre da un’idea precisa”. Anche il live segue questa logica, sarà un evento intenso e immersivo, in cui suoni, immagini e nuove visioni si fonderanno in una narrazione contemporanea. Il nuovo ‘In Fatti Ostili Tour’, organizzato da Beautiful Days, partirà l’8 novembre da Fontanafredda (Pordenone) e toccherà tra le altre Napoli, Roma, Torino e Corneliano d’Alba, con in scena anche Nicola Manzan (Bologna Violenta, Baustelle, Teatro degli Orrori) e Simone Filippi (Ustmamò, CCCP, Gianni Maroccolo).
A trent’anni dalla loro formazione, i Delta V restano tra i più coerenti e radicali del panorama alternativo italiano. “Non smetteremo di batterci per restare qui, per capire se c’è ancora qualcosa di buono da salvare”, dicono. Forse proprio questa ostinazione gentile è la loro regola più vera.