In tempi di ripiegamento, di paura per ciò che va oltre il conosciuto, in epoca di frontiere che si vorrebbero quanto più sigillate, c’è ancora spazio per un’idea di società aperta, basata sulla contaminazione e sull’arricchimento reciproco? A dare una parziale risposta, attraverso il linguaggio della musica, ci provano ormai da diversi decenni gli Almamegretta, che a trent’anni dall’uscita del loro secondo album ‘Sanacore‘ sono tornati sui palchi di tutta Italia per portare di nuovo live l’energia primitiva e il senso più profondo di un disco riconosciuto tra i più importanti della storia della musica indipendente italiana.
La tappa di Milano inizia nel silenzio che avvolge il palco dell’Alcatraz, che poi si illumina e inizia ad agitarsi sulle prime note di ‘Ammore Nemmico’, seguita da quella ‘O sciore cchiù felice’, il brano che forse più di tutti simboleggia la pulsione alla libertà degli Almamegretta. Raiz e compagni celebrano il trentennale di ‘Sanacore’ con un live energico e ipnotico allo stesso tempo, capace di rappresentare a molti anni di distanza tutta la forza espressa da un album diventato una delle pietre miliari della musica italiana, vincendo la ‘Targa Tenco’ nel 1994. I tappeti sonori reggae, dub, funk ed elettronici del gruppo vengono esaltati dalla voce del frontman, capace di dare rappresentazione plastica a un suono con le radici nella tradizione popolare napoletana ma influenzato dal Mediterraneo e dai tanti ‘Orienti’ del mondo, elemento caratterizzante della cifra stilistica della band.
Uno dopo l’altro vengono messi in fila tutti i pezzi più significativi di ‘Sanacore’, dalla title-track a ‘Maje’, passando per ‘Sciosce viento’, ‘Ruanda’ e ‘Nun te scurdà’. Non solo ‘Sanacore’, però: c’è spazio anche per alcuni dei brani più amati del gruppo come ‘Karmacoma-The Napoli Trip’, remix in chiave partenopea del brano contenuto in ‘Protection’ dei Massive Attack; per ‘Figli di Annibale’, vero e proprio manifesto della multiculturalità cardine del percorso artistico del gruppo; ma anche per ‘The Cheap Guru’, da ‘4/4’, e per ‘Fa ammore cu’mme’, da ‘Immaginaria’. Un live di due ore capace di svariare per tutto il percorso musicale del gruppo e di conquistare la folla dell’Alcatraz, che si infiamma anche per le cover di ‘War’ e ‘No More Trouble’, capaci di riportare l’attenzione su un presente di guerra alle porte.