Compie oggi 90 anni Roman Polanski, regista sceneggiatore e autore polacco, naturalizzato francese. Tra i suoi film di successo come regista ricordiamo ‘Rosemary Baby’ del 1968, ‘L’inquilino del terzo piano’ del 1976, ‘Il Pianista’ del 2002, ‘L’ufficiale e la spia’ del 2019.
Nel 1969 la vicenda più sconvolgente della sua vita, la strage compiuta da Charles Manson nella quale perde la vita la moglie Sharon Tate: mentre il regista si trovava a Londra, fecero irruzione nella villa di Cielo Drive, a Los Angeles, dove Tate, all’ottavo mese di gravidanza, stava passando una serata con alcuni amici: vennero tutti uccisi in modo brutale.
La sua storia è costellata anche di vicende giudiziarie e di accuse di molestie (e violenze) sessuali, la prima già nel 1977: venne accusato di aver abusato una 13enne nella villa di Jack Nicholson. In un processo ricco di colpi di scena, Polanski si dichiarò colpevole di rapporto sessuale extramatrimoniale con persona minorenne e non fu accusato di stupro: fuggì peerò dalla sua pena con condizionale andando dagli Stati Uniti a Londra e poi in Francia. Poiché aveva la cittadinanza francese, non poteva essere estradato.
Nel 2019 una nuova accusa di stupro da parte di un’altra donna (risalente a metà degli anni Settanta). Nello stesso anno esce il suo film sull’affaire Dreyfus (‘L’ufficiale e la spia’) che viene accolto al Festival del Cinema di Venezia tra le proteste e le polemiche. La presidente della giuria, Lucrecia Martel, cnon partecipò alla serata di gala: erano gli anni del #metoo e le accuse che pesavano su Polanski provocarono molte reazioni.