Alla kermesse sulla Laguna l'attrice parla del film in cui interpreta la diva scomparsa nel 1962
La vita di Marilyn Monroe vista da una prospettiva più intima, la persona oltre la star planetaria e sfortunata: la racconta ‘Blonde‘, il biopic sulla diva scritto e diretto da Andrew Dominic e con protagonista una straordinaria Ana de Armas, che si è davvero trasformata in Marilyn (e in Norma Jeane) e che si dice convinta “che lei approvi quello che abbiamo fatto”. Il film arriva in concorso alla 79esima Mostra del Cinema di Venezia, accompagnato al Lido dal regista, dalla protagonista e anche dal produttore, Brad Pitt, molto atteso sul red carpet.
La giovane attrice di origine colombiana, già tra i protagonisti dell’ultimo 007 con Daniel Craig, a Venezia mostra tutto l’entusiasmo e l’emozione di interpretare un ruolo tanto importante: “Tutti noi abbiamo sentito un grande rispetto verso di lei, tutti abbiamo avuto la sensazione di essere al suo servizio in qualche modo, che stessimo facendo qualcosa di più grande di noi. Pensavo solo a lei, la sognavo anche, ed è stato bellissimo. Di tanto in tanto cadevano cose dal muro, e questo è vero, lavorare nei luoghi in cui aveva vissuto ci ha dato sensazioni forti, c’era qualcosa nell’aria e credo che lei approvasse quello che stavamo facendo”. Con de Armas a Venezia anche Adrien Brody, che interpreta la parte di Arthur Miller e che ha parole di elogio per la collega: “Non riesco a pensare – spiega – a un’altra persona che avrebbe potuto portare quello che ha portato Ana. Sentivo il privilegio di aver lavorato con Marilyn, mi ha trasportato in un’altra epoca”.
Il film, che sarà disponibile su Netflix dal 28 settembre, è destinato a far anche discutere per una scena forte di sesso orale con il presidente Kennedy. Resta la meraviglia alla base di un progetto che fa rivivere un’icona del cinema: “È possibile vedere il mondo al di fuori dei nostri traumi – commenta il regista, Dominik -, al di fuori delle nostre paure e desideri? E se si incarna un oggetto del desiderio, quello che il mondo vede è il tuo vero io o una proiezione dei propri bisogni?”. Un ruolo che ha cambiato anche la stessa protagonista: “Ho imparato a essere più empatica, ad avere più rispetto verso gli attori che si trovano in certe situazioni, il danno che può essere provocato dai media. Nessuno – sottolinea Ana de Armas – è pronto a vivere sotto una pressione così grande. Per quanto mi riguarda, ho imparato a proteggermi di più. Marilyn era molto forte, ho tentato di fare il meglio che ho potuto. Questo film mi ha cambiato la vita, e sarà quel che sarà”.
“Marilyn – spiega Brody – ha ben presente la differenza tra l’adulazione del pubblico e la sua realizzazione. Lei voleva essere apprezzata per il tipo di lavoro che faceva. Per molti attori c’è questo divario, il fatto che lei sia così amata e ammirata da uomini e donne eppure abbia avuto tutte quelle questioni irrisolte che non l’hanno mai abbandonata è quasi un atto criminale. È stato un privilegio aver avuto una piccola parte per realizzare questo personaggio“. E de Armas conclude: “È stato un processo molto lungo e immersivo, non ero molto consapevole di tutta la vita di Marilyn quindi per me è stato un lungo lavoro di apprendimento. La maggior parte del film tratta degli aspetti che non conosciamo, quelli intimi, lontani dal set. Ho avuto spazio per creare la donna reale dietro a quel personaggio. Ho potuto creare un collegamento con lei, con il suo dramma. Dietro la star c’era una donna, semplicemente, come me, aveva la mia età. Sapevo che sarei dovuta andare in luoghi oscuri e li è nato il contatto più profondo“.
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