Intervista al figlio dell'attore Rodolfo Laganà. Ha aperto un ristorante, ma “non posso fare nient’altro che l’attore. Se non ci riesco prendo una barca e vado in giro per il mondo”
Incontrare Filippo Laganà è come accedere a un mondo infinito denso di sorprese, profondità e un’incredibile voglia di vivere. 27 anni ancora da compiere, figlio d’arte (suo padre è Rodolfo Laganà, visto in dozzine di film e programmi tv), due anni fa ha attraversato un momento difficile per un ragazzo così giovane. Adesso ha tanti progetti, fa l’attore e ha un ristorante, Roody, in via Veneto, a Roma.
Barbara Fabbroni lo ha intervistato.
Filippo, cosa ci racconta di lei?
“Sono un sognatore, ho tantissima voglia di vivere e spero che cambi il mondo prima possibile”.
Come si vive nel mondo pandemico?
“È un mondo triste, ma sono dell’idea che anche nelle situazioni difficili una persona debba tirar fuori il meglio. Ci stiamo tutti impegnando nel poter sfruttare al meglio questo momento così malinconico che se vissuto con un po’ di leggerezza sicuramente diventa più semplice”.
Filippo Laganà: Il palcoscenico e il ristorante
Dove ha studiato?
“Ho avuto la grandissima fortuna di nascere in una famiglia di fuori di testa. Ho avuto Gigi Proietti come maestro di recitazione. Ho frequentato la scuola diretta da Tosca e Massimo Venturiello, l’Officina delle Arti Pier Paolo Pasolini, poi sono seguiti tantissimi seminari e corsi”.
Poi?
“Un giorno mi sono iscritto a una scuola di recitazione di nascosto da papà – devo dire che lui mi ha sempre spinto a fare questo mestiere e io mi sono sempre rifiutato – e poi ci sono cascato da solo”.
È figlio d’arte, il passo è breve?
“È difficile stare lontano dal palcoscenico”.
E la cucina come si coniuga con il mondo della recitazione?
“Ho iniziato facendo scuole di cucina, è la mia grande passione”.
Perché aprire un ristorante?
“Un attore è abituato ad andare a mangiar fuori. Quando ti rendi conto che sei tutte le sere a cena fuori spendendo una follia a quel punto apri un ristorante”.
Perché il nome Roody?
“Io papà lo chiamo Rudi, ma siccome stiamo in via Veneto abbiamo pensato di dargli un tocco un po’ internazionale. Così nasce Roody con due O. Sembra più international”.
Suo papà che pensa del ristorante?
“È contento e spaventato. Io, quando decido di fare una cosa, non consulto nessuno, metto di fronte al fatto compiuto. Faccio tipo terapia d’urto”.
Figlio unico?
“Sì, ma contornato da tanti fratelli”.
Ovvero?
“Fratelli acquisiti. Sono amici e persone con cui sono cresciuto, con cui ho passato serate e giornate dove ho pianto e riso in maniera sincera. Per me sono fratelli, non amici”.

Il rapporto con suo padre Rodolfo?
“Un rapporto padre e figlio, ma in questo caso io sono il padre e lui il figlio. È un bellissimo rapporto anche se litighiamo spesso perché abbiamo due personalità completamente differenti: lui è pigro, io non riesco a stare dieci minuti fermo. È un grande rapporto, l’orgoglio della mia vita”.
Da chi ha preso?
“Da mamma su tante cose. È una fotografa molto brava. Ho una famiglia che mi ha permesso di fare oltre che una bellissima vita anche una vita molto divertente”.
Non è facile…
“Vero. Me ne rendo conto quando vedo degli amici che hanno sempre delle difficoltà. A differenza loro io e altri figli d’arte abbiamo avuto la fortuna di vivere in un mondo un po’ a sé, da una parte è intenso, non è facilissimo però ti fa divertire tanto. Mi sono divertito tanto nella mia infanzia. Anche se ho solo 26 anni ne dimostro molti di più perché ho davvero vissuto tanto, questa è una grande fortuna”.
L’esperienza della malattia
Tuttavia esperienze difficili hanno segnato le vostre vite…
“Purtroppo, sia mio padre sia io abbiamo attraversato momenti duri, vivendo degli anni un po’ difficili. Due anni fa ho avuto un trapianto di fegato. Però ce l’abbiamo fatta, questo è importante”.
Un’esperienza forte?
“Il coraggio ci è venuto per forza, era l’unica cosa che potevamo fare. Per fortuna ho un carattere molto giocoso, questo mi ha permesso di affrontare delle cose molto difficili con il sorriso”.
Il sorriso insegna?
“Ho capito che con il sorriso si può affrontare le avversità della vita in maniera molto più semplice, anche questa pandemia”.

Un suo ricordo di Gigi Proietti?
“Era sempre da noi, con papà ripassavano le battute. Spesso entrava in camera mia e mi diceva: ‘Domani debutto, secondo te c’è gente?’. Questo fa capire la grandezza e l’umiltà di un artista”.
Cosa farà da grande?
“L’attore tutta la vita. Io non posso fare nient’altro che l’attore. Se non ci riesco prendo una barca e vado in giro per il mondo”.
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