Fiorella Mannoia torna e lo fa con qualcosa di 'Personale'. Per un'artista come lei, che dell'esporsi e dell'entrare nell'intimo ha fatto una bandiera, non è una novità. Ma il titolo del nuovo album, in uscita venerdì 29 marzo, ha anche un altro significato. Personale, appunto, come una mostra. Per la precisione, fotografica. Perché Fiorella negli ultimi due anni ha scoperto una nuova passione e ha iniziato a girare il mondo per immortalarlo con la sua macchina fotografica. E così, ad ognuna delle tredici tracce del disco, è abbinato proprio un suo scatto. "Da quando lo faccio – racconta – ho scoperto che è cambiata la mia percezione delle città: prima camminavo distratta, ora sono come un cacciatore".
Una cacciatrice che osservando la realtà che la circonda ne vede il bello e il brutto. E, come sempre, da buona 'pasionaria', non ha paura di parlarne. Neanche quando le si chiede se non sia pentita di avere appoggiato, in passato, la causa pentastellata. "Non mi pento mai di espormi. Non c'è pentimento nella speranza. E ora mi chiedo: siamo contenti? Certo che no, ma sono più arrabbiata che pentita. Non ce la faccio a tenere la bocca chiusa, non mi va. Prima di essere una cantante sono una cittadina. In America si espongono attori e cantanti. Perché qui fa scandalo?". Così la Mannoia attua la sua particolare forma di "resistenza" per "combattere questo clima, questo linguaggio che è pericoloso.
Il punto non sono i concetti che si esprimono, ma le parole che si usano. Un conto è dire non possiamo sobbarcarci tutti gli immigrati, altro conto è dire che la pacchia è finita. Le parole sono come armi: se stuzzichi la pancia delle persone che vivono i problemi sulla loro pelle, allora diventa pericoloso". Nessun filtro, nessun mezzo termine. Fiorella dice quel che pensa senza paura. Critica l'uso dei social da parte dei politici, parla di diritti, dice la sua sulle politiche migratorie ("è un'illusione pensare che i popoli non si spostino. Ci sono milioni di profughi nel mondo, milioni di poveri. Non li fermerà nessuno, la sopravvivenza ha più forza di qualunque mitra, parola o 'aiutiamoli a casa loro'. Ci dobbiamo abituare, sarà il nostro futuro che ci piaccia o no"), parla della condizione delle donne. Lo fa, per esempio, in 'Carillon': "Mi piace perché non è consolatoria. Quello della violenza è un tema cruciale che dobbiamo affrontare con noi stesse. Ci sono donne che rimangono perché vedono l'uomo debole e sono pronte a giustificare. E' su questo che dobbiamo lavorare". Ma poi, ancora, un rimando all'attualità: "Non pensavo che nel terzo millennio le donne dovessero ancora difendere i loro diritti. E poi, invece, penso al congresso di Verona, delle famiglie. Mi sembrano veramente espressioni da Medioevo".
Nonostante la disillusione, Fiorella non vede tutto nero. Anzi, percepisce una reazione, una voglia di combattere: "Oggi tanti giovani sono delusi, hanno paura del futuro e non sanno cosa succederà. Ma vedo dei focolai di ribellione, forse qualcosa che era fermo da tempo si sta muovendo. Il clima d'odio sta risvegliando un senso civico che prima non c'era. I giovani sono disillusi dalla politica, ma quando si propone loro qualcosa di concreto scendono in piazza. È la politica che li ha delusi, non gli argomenti".
E poi c'è lei, che ammette di non avere una soluzione ai problemi ma che sente il "dovere di bilanciare" con l'amore "nel senso più ampio del termine, quello per il prossimo. 'Con le carezza facciamo opposizione', dice una frase di 'L'amore al potere', che Luca Barbarossa ha scritto per il mio disco".
Le canzoni dell'album (e forse anche le foto, ma per il momento non prevede una mostra), l'interprete romana le porterà in giro per l'Italia a partire dal 7 maggio al Teatro Verdi di Firenze, proseguendo fino al 27 ottobre a Bologna, ma non esclude di aggiungere ancora nuove date. Con una scaletta ancora tutta da studiare e scoprire.

