Splendori e segreti della canzone italiana svelati dall'ex patron del Festival nel libro 'Questa sera canto io'
Era il tempo in cui non c'erano i selfie a immortalare gli incontri che ti cambiano la vita e nemmeno i social a documentare le sue imprese (a tratti spericolate) lavorative e amorose. Altrimenti c'è da scommettere che Adriano Aragozzini avrebbe accumulato milioni di follower, finendo in classifica tra Lady Gaga e Cristiano Ronaldo. "Non so cosa siano i follower, i social non mi interessano e non sono su Facebook, ma sì, sarei potuto diventare un idolo", racconta Aragozzini, uno dei più grandi agenti e produttori musicali italiani che a Milano ha presentato il suo nuovo libro 'Questa sera canto io' (La nave di Teseo). Le 'memorie di Adriano' sono lunghe 50 anni, ma scorrono veloci come i viaggi (in Stati Uniti, Sudamerica, ma anche Iran), le amicizie, le delusioni, le passioni bruciate in un'epoca che non c'è più. Un mondo, tra gli anni '60 e '80, in cui – senza web e talent show – serviva un gran fiuto per farsi strada e firmare il successo di cantanti e attori. Aragozzini ha lavorato con quasi tutti ("I miei rimpianti sono Lucio Dalla e Renato Zero"): da Modugno a Gino Paoli, da Patti Pravo a Gina Lollobrigida, Cocciante, Morandi, Arbore, Baglioni. "Ho sempre impostato il mio lavoro sull’amicizia, altrimenti non sarei mai riuscito a fare quello che ho fatto. Oggi è tutto cambiato, il manager di un artista è il computer".
Poi ci sono le star americane che riuscì a portare in Italia, come Ray Charles, Ella Fitzgerald e Tina Turner, con cui Aragozzini confessa di aver avuto un'intensa relazione. "È stato un colpo di fulmine, una storia meravigliosa durata molto tempo, se non avessi avuto problemi seri sarebbe potuta andare diversamente". Fino ad arrivare al 'Sanremone'. Aragozzini ne è stato patron dall'89 al '91 e produttore esecutivo per altri due anni. "Dei miei Festival è rimasto ben poco. C’è però ancora l'orchestra, grazie alla mia guerra con le case discografiche che non la volevano. Ho poi cambiato le giurie, all’epoca chi votava per i cantanti votava per i cavalli, perché si usava una schedina del Totip. Per il resto, Sanremo è diventato il Festival della televisione, non lo guardo praticamente mai. A me sembra assurdo che vengano ammessi i cantanti che escono dai talent. Il Festival dovrebbe avere le sue canzoni e i suoi cantanti, certamente non quelli che arrivano da altri concorsi".
E del Sanremo numero 67 cosa pensa? La prima polemica di questa edizione è sul cachet di Carlo Conti. "Una cosa ridicola, Conti è un grande presentatore che meritava ancora più soldi. Credo poi che abbiano scelto Maria De Filippi per fare ascolti. È sicuramente la più brava in Italia, ma come è possibile che la Rai faccia presentare la sua trasmissione più importante a un'artista che ha una esclusiva con Mediaset? Proprio non capisco".
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