Una serata di festa con 100mila ragazzi scatenati, religiosi di ogni credo ma anche laici, che hanno ballato e cantato sulle note delle sue canzoni più famose. Una bella soddisfazione ieri sera per Renzo Arbore, che insieme alla sua Orchestra Italiana mercoledì si è esibito durante la festa italiana della Giornata Mondiale della Gioventù, nel corso di una serata speciale che ha visto intervallarsi sul palco anche i Nomadi, Simona Molinari, Moreno e altri nomi celebri della musica italiana. Ma per l'artista, dopo questa piacevole fatica, non è ancora tempo di riposarsi: oltre alle date già effettuate, il suo tour estivo continuerà il 31 luglio allo Stadio Comunale Montemarcone di Atessa, in Abruzzo, per poi proseguire ad agosto a Trani (3), Lecce (4), Santa Margherita di Pula (6), Sulmona (9), Fondi (13); Acquedolci (16); Zafferana Etnea (17); Rossano (18); Marina di Pietrasanta (20); Lignano Sabbiadoro (22); Sapri (24). A settembre sarà la volta di Taranto (3); Viggiano (6) e Peschici (10).
Arbore, prima di tutto ci può regalare un commento sulla serata di mercoledì, che è stata un vero successo?
Questa, per me, è l'età nella quale sto collezionando tante piccole soddisfazioni dovute al mio lavoro di artista. Non so spiegare la gratificazione che ho provato nel vedere giovani e giovanissimi che ballano le mie canzoni, come se fossero tutti meridionali. Ho visto da parte di questi ragazzi una grandissima considerazione per questo 'nonno' un po' scavezzacollo che loro sanno, però, che non li tradirà mai. Credo, per questa considerazione che hanno i giovani di me, di dover ringraziare anche i loro genitori e i loro nonni, che parlano ai nipoti e ai figli di me: i ragazzi mi chiedono un selfie da mandare, poi, alle mamme o alle nonne!
Mercoledì a ballare non c'erano solo cristiani, ma anche giovani di altri credi religiosi. Quanto è importante, in un momento di tensione come questo, riunire in serenità persone di religioni diverse?
Questa è stata la cosa più bella, la più giusta risposta alle brutture e alle tragedie di questi giorni. Quando apro il giornale e leggo di tutto questo odio, per me è una cosa impensabile. Per me, che sono uno della vecchia generazione, è terribile pensare che nel 2016 invece che vivere in pace ci sia un regresso alla superstizione e al fanatismo. All'ondata di violenza di questo periodo bisogna rispondere con i mezzi della civiltà, il sorriso, la pace. Da raduni come quello di mercoledì emerge la parola fraternità, che ha contraddistinto la rivoluzione francese e la cristianità: per me è questa la parola più importante.
Lei è sulla breccia da cinquant'anni, un periodo record per gli artisti anche più di successo. I giovani che vogliono seguire le sue orme spesso fanno fatica a emergere e durare. Quale suo segreto può regalare agli artisti in erba che si affacciano alla professione?
Il segreto è studiare sempe, perché quello che faccio io con l'Orchestra da 26 anni è frutto della mia grande passione per la musica, ma anche di tanti anni di studio e di ascolto. Noi artisti immagazziniamo lezioni e interessi e dopo li elaboriamo e mettiamo a frutto. Un altro segreto è dare sempre di più: se il pubblico si aspetta 80 e tu gli dai 100, è il modo per ottenere il sold out e fare in modo che poi ti richiamino. Il mio obiettivo è che ogni spettatore, tornando a casa, parli di me ad altre 10 persone.
Sempre in tour per il mondo, sempre in giro per eventià Non è un po' stanco?
No, non è un lavoro estenuante per me, quando assecondo la passione di fare musica sul palco mi diverto. Ammetto di essere stanco solo a causa dei viaggi e degli spostamenti più lunghi, ma per il resto le mie ore di svago sono proprio quelle del mio spettacolo.
Dopo tanti anni, si emoziona ancora a salire su un palco?
Nella mia vita, ogni volta che facevo e faccio spettacolo sento sempre emozione: ci deve essere per forza, è nel mio DNA, se non ci fosse non potrei fare nulla, perché l'emozione ti permette di non cadere nella routine. Nei miei spettacoli mi lascio andare al cuore e all'istinto più che al cervello.
Il 6 agosto si esibirà alla Forte Arena, la nuovissima struttura adiacente al Forte Village e dedicata agli eventi in Sardegna. Lei che rapporto ha con la Sardegna e che importanza ha un polo come questo per il territorio?
Il Forte Village è una delle perle della Sardegna: ci ho già fatto un concerto, ma fuori stagione. Ora tornerò in piena stagione e sono curioso di sapere come sarà. In Sardegna ho fatto diversi concerti, è una delle tappe che preferisco perché è una terra di musica. Il Forte Village è molto importante perché lì c'è un campionario turistico importante, con persone che arrivano da tutto il mondo, una clientela davvero internazionale. Per noi sarà importante esserci anche perché – da sempre – cerchiamo di portare un'immagine dell'Italia molto positiva. Noi portiamo sul palco 16 artisti educati, che fanno musica importante, italiana di tradizione ma anche moderna. Il nostro paese dal punto di vista artistico non è secondo a nessuno: anche se spesso viene raffigurato come un paese violento, noi portiamo un'immagine di bellezza, di poesia, di melodie straordinarie ed eterne.
Molti sognano di rivederla in Tv con programmi cult come 'Quelli della notte' e 'Indietro tutta'. C'è speranza in questo senso?
Io ho una rete tv, renzoarborechannel.tv: per ora il canale lo sto 'praticando' ma non lanciando, sono nella fase in cui sto imparando cosa si può fare con il web. Però, il mio prossimo progetto è potenziare questa rete e vedere se si può sposare con programmi televisivi che ho ancora voglia di fare. Non voglio per forza replicare trasmissioni come 'Indietro tutta' e 'Quelli della notte', ma appena sarò pronto voglio fare anche cose inedite.
A lei cosa piace in televisione?
Mi piacciono i programmi che mi arricchiscono, di Discovery, storia e anche talent, come 'Tu si que vales' e altri che hanno a che fare con il valore artistico. Generalmente viene trascurata la tv artistica, è quasi tutta commerciale, soprattutto a livello di intrattenimento. C'è poca comicità pura, poche risate di cuore e di pancia, io vado a frugare tra un programma e l'altro per trovare qualcosa di buono, ma l'intrattenimento è sofferente e non 'fatto in casa'. Noi abbiamo fatto una tv fantastica, avevamo la velleità di fare una tv d'autore, ora invece importa solo produrre numeri, superare il programma concorrente. Questa mentalità fa tendere verso il basso e non verso l'arricchimento.
In ambito musicale, lei avverte una crisi di creatività?
Io ho vissuto un periodo di grandissima creatività nella musica leggera, l'epoca dello swing italiano, poi del rock and roll negli anni '50, poi ancora la beat nei '60, poi i cantautori genovesi, bravissimi, poi quelli romani, poi quelli più 'nuovi' come Simone Cristicchi e Daniele Silvestri. Ora noto un po' di stanchezza: non è certo un momento di rinnovamento, si va sempre sulla falsariga di quello che cantano gli altri. Non ci sono nemmeno nuovi maestri, l'ultimo è Bruce Springsteen: non è un caso che i concerti più affollati siano dei 'vecchi' come lui. Vedo con piacere, però, la riscoperta della musica swing da parte dei giovani: ci sono tantissimi ragazzi di 25-30 anni che fanno ballare la stessa musica che ballavo io a 18 anni.
Tra i nuovi cantanti chi le piace?
Simona Molinari ed Emma. Però ammetto che tra le nuove generazioni è difficile trovare il nuovo Modugno o la nuova Mina. Lo standard è buono, ma non c'è qualcuno che spicca sugli altri. A me, poi, piace molto chi inventa qualcosa di nuovo, come Simone Cristicchi per esempio, che esplora territori inesplorati. Io stesso ogni tanto vago su internet cercando di trovare nuovi talenti, anche se so bene che l'industria discografica italiana in questo periodo è fin troppo prudente.

