Il leader degli Stadio racconta a LaPresse il suo rapporto con il cantante scomparso 4 anni fa

Sono passati quattro anni dalla scomparsa di Lucio Dalla, avvenuta il 1° marzo del 2012. Per molti, in occasione di questo anniversario, la città di Bologna non avrebbe fatto abbastanza per ricordarlo. LaPresse ha chiesto un parere a Gaetano Curreri, amico di Dalla e leader degli Stadio, la band che quest'anno ha vinto il Festival di Sanremo e anche la serata dedicata alle cover. Proprio con una canzone scritta nel 1980 dal cantautore bolognese, 'La sera dei miracoli'.

Gaetano, che cosa ti ha insegnato Lucio Dalla?

Lucio per me è stato un maestro, l'artigiano dal quale sono andato a bottega, mi ha dato le consapevolezze che io non avevo, come quella di essere un cantante, un autore. Mi ha anche insegnato ad avere sempre attenzione per le cose che volevo fare. Grazie a lui ho capito che scrivere una canzone è un lavoro laborioso, è un fatto d'ispirazione per arrivare a un risultato, e non bisogna mai accontentarsi. E' stato come un artigiano, mi ha davvero insegnato un mestiere.

Al Festival di Sanremo 2016 avete vinto anche nella categoria 'cover' portando il brano 'La sera dei miracoli', scritto da Dalla nel 1980.

Vincere il Festival è di per sé una cosa meravigliosa, ed è stato bellissimo vincere anche il premio delle cover per Lucio, che non era mai stato premiato a Sanremo. Abbiamo vinto soprattutto per lui e per quello che lui ha rappresentato per noi.

Puoi regalarci un ricordo privato, intimo che hai condiviso con lui?

Ne ho tantissimi. Con lui la quotidianità era vera, non andavamo solo a suonare insieme, perché Lucio aveva l'idea che le persone che sceglieva dovevano entrare in empatia con lui. Dalla mi ha attaccato una curiosa passione per la grafica pubblicitaria: Lucio era un grande appassionato d'arte, sapeva anche indovinare in anticipo lo stile che sarebbe arrivato agli occhi del pubblico in maniera dominante. Lo faceva anche con gli artisti: a volte diceva 'Questa persona diventerà un cantante, vedrai', e la cosa poi, col tempo, avveniva davvero. Una volta andammo insieme a visitare a Parigi una mostra del pubblicitario e illustratore Leonetto Cappiello, e io mi innamorai dei suoi quadri. Mi appassionai e comprai un quadro per 200 mila lire, mentre adesso le sue opere valgono 20 o 30 mila euro. Ho un manifesto di Cappiello, un Arlecchino, al quale si dice che si sia ispirato anche Picasso, perché la posa è la stessa. Lucio aveva questa capacità di farti coltivare le tue passioni, perché lui viveva di quelle, si nutriva di loro, tutta la sua vita era contornata di passioni. Lui ti faceva le 'iniezioni' di passioni, e tu dovevi essere recettivo e coglierle. Lucio mi portava a vedere cose nuove, mi spiegava ogni volta le sue sensazioni.

In molti hanno detto che la città di Bologna quest'anno non l'abbia ricordato in modo adeguato. Tu che idea ti sei fatto in proposito?

Il fatto è che per me Lucio andrebbe ricordato sempre. Bologna è un posto pieno di ricordi di Lucio, basterebbe far sì che questi ricordi non si svolgessero solo in 4 giorni a ridosso dell'anniversario della sua nascita e della sua morte, ma tutto l'anno. A Bologna c'è un liceo musicale intitolato a lui: quando Lucio è morto, io in prima persona mi sono battuto perché questa scuola portasse il suo nome. Chi va a Bologna si aspetta di vederlo girare ancora per la strada, perché Lucio non si nascondeva dalla gente. La città di Bologna, quella vera e che lo ama, è pronta a ricordarlo tutti giorni. Sta anche a noi che l'abbiamo vissuto in prima persona il compito di rinvigorire questa sua immagine. E poi Dalla è facile da ricordare, basta accendere la radio.

Ma delle polemiche di questi giorni che cosa pensi?

Non riesco a entrare in queste logiche, forse gli amministratori si aspettavano che qualcuno facesse qualcosa per poi accodarsi, è stata una momentanea disattenzione. Sono tante le persone che possono testimoniare il vissuto di Dalla, tutti dobbiamo essere testimoni viventi di ciò che lui è stato per la città. Chi amministra questa città si deve rendere conto di che cosa rappresenta Lucio per chi viene da fuori, Bologna è Dalla e Dalla è Bologna. La gente si aspetta di vedere casa sua, le strade dove viveva e camminava. Intanto nel liceo intitolato a lui i ragazzini non si chiederanno 'Chi erano i Beatles' ma chi era Lucio Dalla, e così di lui si continuerà a parlare finché qualcuno avrà il fiato di cantare le sue canzoni.

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