Di Laura Carcano

Roma , 10 nov. (LaPresse) – Se c’è un filo rosso nel Torino film festival (Tff), al via nel capoluogo sabaudo il 20 novembre, “sono le radici, il confronto col padre e con la madre. E questo vale molto per i giovani cineasti”. Parola di Emanuela Martini, la direttrice artistica del Tff, al via il 20 novembre nel capoluogo regionale piemontese, che ha presentato l’evento oggi in conferenza stampa a Roma. In particolare i film inseriti nel concorso ufficiale, dedicato alle opere prime, seconde e terze, riflettono la lettura che ha dato la Martini sul festival subalpino: pellicole con al centro il tema della famiglia, dei giovani, della problematicità della vita di tutti i giorni in diverse parti del mondo. “E’ sempre più difficile trovare film sul mondo del lavoro, mentre ci sono molti film o lavori sulla riscoperta delle proprie radici”, ha detto la direttrice artistica del Torino film festival, che si chiuderà il 28 novembre e che dispone in questa edizione di un budget di 2,4 milioni a fronte dei due dell’anno scorso. Al festival torinese ci sarà anche la notte horror il 22 novembre al cinema Massimo. “L’idea mi è nata perché anni fa andavo in Inghilterra e c’era un cinema a Piccadilly che tutto il giorno faceva film porno e dalle 20,30 fino alle 8 del mattino faceva la notte horror. I classici li ho visti lì. Ci sono tanti appassionati di horror e fantascienza, io per prima”, ha spiegato la direttrice.

Ad aprire la 33ma edizione del Tff il 20 novembre sarà la pellicola ‘Sufragette’ di Sarah Gavron, proiettata il 20 novembre all’Auditorium Giovanni Agnelli di Torino, inserita nella sezione Festa Mobile, dove saranno presentati anche la versione restaurata dal cartoon di Bruno Bozzetto West & Soda, La felicità è un sistema complesso, ritorno alla regia di Gianni Zanasi con Valerio Mastandrea e Giuseppe Battiston, Prima che la vita cambi noi, di Felice Pesoli, l’americano Me and Earl and the Dying Girl di Alfonso Gomez-Rejon, The Assassin di Hou Hsiao-Hsien, Pod Electricheskimi oblakami / Under Electric Clouds di Alexey German Jr e The Dressmaker di Jocelyn Moorhouse. “In ‘Suffragette’ si intravede una leader delle suffragette, Emmeline Pankhurst, in un cameo di Meryl Streep. Il cinema su questo tema – fa notare la Martini – avrebbe potuto costruire molte cose, ma curiosamente non se ne è mai occupato tranne in casi rarissimi. La protagonista è l’attrice Carey Mulligan, e poi c’è Helena Bonham Carter”. “Il Tff con i suoi 158 film comprese le retrospettive e le sue 50 anteprime mondiali cercherà come sempre di rispettare la natura del festival fra ricerca, scoperta, grande innovazione, attenzione agli esordienti, al cinema un po’ strano, al pubblico di addetti ai lavori, critici, cinefili e di torinesi con una straordinaria passione cinematografica. Nei 150 film ognuno può trovare, scavando, le cose che gli piacciono”, ha spiegato la Martini evidenziando il carattere “metropolitano” dell’evento cinematografico torinese. Sono quattro i film italiani della principale sezione competitiva Torino 33, fra cui due opere prime ‘L’orso’ e ‘Lo scambio’ di Salvo Cuccia. Poi ci sono una terza e una seconda opera: ‘Colpa del comunismo’ di Elisabetta Sgarbi e ‘Mia Madre fa l’attrice’ di Mario Balsamo. Il regista Julien Temple è il guest director dell’evento, madrina è l’attrice Chiara Francini. Temple, nato a Londra nel 1953, maestro del video musicale e autore di film di realtà e di finzione, torna sotto la Mole a proporre una selezione di pellicole su temi legati a quello del suo ultimo lavoro, ‘The Ecstasy of Wilko Johnson’, storia vera del frontman della rock band inglese ‘Dr.Feelgood’ e della sua battaglia contro un cancro che pareva incurabile. Nella sua ultima fatica Temple mescola alle riprese con Wilko brani di film classici che raccontano le sensazioni e le emozioni di persone che affrontano il pensiero della morte.

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