Milano, 9 apr. (LaPresse) – Una delle più grandi firme del Novecento, una personalità così forte da essere imprescindibile. Oriana Fallaci è stata autrice di pagine memorabili della letteratura e ha vissuto il giornalismo come missione, a qualunque prezzo. Monica Guerritore, che per la prima volta dopo ‘Il giardino dei ciliegi’ di Giorgio Strehler torna al Piccolo Teatro di Milano, nel suo spettacolo ‘Mi chiedete di parlare’ cerca di restituire alla scrittrice respiro e verità, facendo cadere sul palcoscenico, quello del Piccolo Teatro Grassi, dal 10 al 15 aprile 2012, il velo dei cliché e dei pregiudizi cristallizzati intorno all’icona di una scrittrice che ancora oggi fa discutere. “Immagino una folle, piccola donna, che torna nel luogo della sua solitudine, quella casa di New York, ora non più sua, coperta di teli di plastica, in attesa di nuovi abitanti. Là nessuno poteva entrare e una grande giornalista, come Lucia Annunziata, descriverà (rivelando una delicatissima personale percezione) “un disordine che inquieta, una donna sola, un tappeto di cicche di sigarette per terra”. È lì che si era rintanata Oriana, nell’ombra. Mentre la Fallaci infiammava il mondo. “Non guardatemi – chiederà gentilmente alla fine del mio spettacolo – non guardatemi morire”. Non mostrando più niente di sé, Oriana è riuscita a salvaguardare il Mito Fallaci. La sua forza e il suo glamour. E a lasciare a noi solo la possibilità di fare delle ipotesi sulle contraddizioni di una grande, rabbiosa, folle donna. La più grande e la più odiata. La prima cronista di guerra, la prima celebrity. Forse anche la prima vittima della potenza dell’immagine.

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