Roma, 16 feb. (LaPresse) – La Consulta ha dichiarato incostituzionale la norma prevista dalla legge 10 del 26 febbraio 2011, il provvedimento più volte recentemente contestato dal capo della protezione civile Franco Gabrielli, che introduce la cosiddetta “tassa sulle disgrazie”, vale a dire l’obbligo, per le Regioni, di aumentare le addizionali fiscali locali prima di poter avere fondi straordinari nazionali per fare fronte alle emergenze. Una norma che aveva spinto diversi enti locali a evitare di dichiarare lo stato di emergenza. A fare ricorso erano state sei Regioni: Liguria, Basilicata, Puglia, Toscana, Marche e Abruzzo.
Secondo la Consulta, con questo provvedimento “risulta violato il quarto comma dell’articolo 119” della Costituzione, quello che garantisce l’autonomia finanziaria degli enti locali, “sotto il profilo del legame necessario tra le entrate delle Regioni e le funzioni delle stesse, poiché lo Stato, pur trattenendo per sé le funzioni in materia di protezione civile, ne accolla i costi alle Regioni stesse”. “Peraltro – sottolinea la Consulta – l’obbligo di aumento pesa irragionevolmente sulla Regione nel cui territorio si è verificato l’evento calamitoso, con la conseguenza che le popolazioni colpite dal disastro subiscono una penalizzazione ulteriore”.
“Richiederemo subito lo stato di emergenza anche per il maltempo neve di queste settimane, in considerazione del nuovo quadro normativo che la sentenza definisce”, ha subito annunciato il presidente della Regione Gian Mario Spacca, commentando la sentenza. La decisione della Consulta, ha sottolineato, “ora apre un nuovo scenario che dovrà essere immediatamente approfondito, anche a livello nazionale nei rapporti Stato-Regioni. Anche la vicenda alluvione dell’anno scorso – sottolinea – assume un’altra prospettiva. Valuteremo la possibilità della revoca dei provvedimenti relativi all’incremento delle accise sui carburanti”.
“La decisione della Corte Costituzionale di bocciare la cosiddetta ‘tassa sulle disgrazie’ ritenendola non conforme alla nostra Carta fondamentale ci dà ragione ma ancor più fiducia e speranza”, commenta il presidente della Regione Basilicata, Vito De Filippo. “Sotto un profilo istituzionale – ha sottolineato De Filippo – era impensabile che un livello dello Stato imponesse scelte fiscali agli altri livelli, ma sotto un profilo morale era inaccettabile un sistema basato sulla logica del ‘chi ha i guai se li piange’. E la decisione della Corte costituzionale ci allontana da quello che era diventato l’incubo di un sistema che non conosceva la solidarietà e la coesione nazionale”.
“Era una norma assurda, irragionevole e soprattutto ingiusta”, rincara il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi. “La Corte costituzionale ci ha dato ragione e siamo soddisfatti. Ora però bisogna che il governo mantenga i suoi impegni e ci faccia arrivare al più presto le risorse promesse. Lunigiana, Isola d’Elba e tanti territori devastati dal maltempo e da eventi disastrosi non possono aspettare. Quella legge puniva proprio le popolazioni danneggiate – afferma il presidente Rossi – imponendo ai toscani una forma di solidarietà obbligatoria che andava in direzione del tutto contraria a quello spirito collaborativo che è fondamentale per risollevare chi è colpito da calamità. La Toscana non si è comunque tirata indietro, ha fatto e sta facendo la propria parte per i territori colpiti dalle alluvioni e dall’emergenza neve”.
“La sentenza odierna della Corte costituzionale che ha eliminato la cosiddetta ‘tassa sulle disgrazie’ è una delle ultime eredità del ministro Tremonti, dell’ultimo milleproroghe del governo Berlusconi”, ricorda il senatore del Pd Stefano Ceccanti della commissione Affari costituzionali. “Proprio Tremonti – aggiunge – come aveva precisamente denunciato in aula il 14 febbraio 2011 il collega Morando, l’aveva fatta inserire di soppiatto nel decreto con un emendamento parlamentare, per quanto del tutto disomogenea con la materia e priva dei requisiti di necessità e urgenza. Una catastrofe antifederalista che colpiva i danneggiati e che fu invece paradossalmente presentata come un federalismo anticatastrofe”.

