Amsterdam (Olanda), 10 feb. (LaPresse/AP) – Lo spagnolo Samuel Aranda ha vinto il premio World Press Photo 2011 con una fotografia diventata il simbolo delle rivolte in Yemen e della primavera araba. L’immagine mostra una donna dal corpo e dal viso interamente coperti da un velo nero, con le mani guantate, mentre tiene tra le braccia un parente ferito. Secondo i giudici, lo scatto coglie le diverse facce delle proteste che l’anno scorso hanno cambiato i regimi in Medioriente e Nordafrica. La fotografia è stata scattata il 15 ottobre 2011 nell’ospedale da campo allestito in una moschea di Sanaa, capitale yemenita. Aranda riceverà un premio in denaro di 10mila euro, durante la cerimonia di premiazione.
“Rappresenta Yemen, Egitto, Tunisia, Libia, Siria, per tutto quello che è accaduto nella Primavera araba”, ha dichiarato il membro della giuria Koyo Kouoh a proposito dell’immagine vincitrice. “Ma mostra anche – ha aggiunto – un lato privato e intimo di quello che è accaduto. Ed evidenzia il ruolo avuto dalle donne, non solo come persone che hanno offerto cure, ma anche come individui attivi nel movimento”. Il presidente della giuria, Aidan Sullivan, ha aggiunto: “Potremmo non sapere mai chi sia la donna che tiene delicatamente tra le braccia un parente ferito, ma insieme rappresentano l’immagine vivente del coraggio delle persone comuni che hanno contribuito a creare un importante capitolo della storia del Medioriente”.
In tutto sono stati premiati 57 professionisti di 24 nazionalità, scelti tra gli oltre 5mila fotografi che hanno presentato più di 100mila immagini. Tra i premiati ci sono anche sette italiani, tra cui Alex Majoli, dell’agenzia Magnum, che ha vinto nella sezione General news con una immagine dei dimostranti a piazza Tahrir al Cairo, dopo che l’allora presidente Hosni Mubarak annunciò che non si sarebbe dimesso, scattata il 10 febbraio. Il giapponese Yasuyoshi Chiba ha vinto il primo premio nella categoria News stories con Agence France Press per la fotografia di una donna, identificata come Chieko Matsukawa, che tiene in mano il certificato di diploma della figlia morta nello tsunami in Giappone.
Una menzione speciale della giuria è andata a un amatore non identificato, per il fermo immagine di un video che mostra un combattente del Consiglio nazionale di transizione libico che spinge Muammar Gheddafi su un veicolo a Sirte, il 20 ottobre, giorno in cui fu ucciso. “Cattura un momento storico, l’immagine di un dittatore e della sua morte che altrimenti nel mondo potremmo non avere visto mai, se non fosse stato fotografato da una persona sul posto”, ha detto Sullivan.

