Roma, 11 gen. (LaPresse)- Una giornata di attesa, dichiarazioni e fibrillazioni conclusa con aggiornamento. Continuerà domattina alle 9.30 la camera di Consiglio della Consulta chiamata a decidere sull’ammissibilità del referendum constituzionale. Questa mattina i professori schierati a sostegno del referendum antiporcellum dal Comitato promotore hanno illustrato le loro ragioni nel consueto tempo stringato riservato alle discussioni innanzi ai giudici delle leggi. In circa un’ora e mezza hanno parlato i ‘difensori’ del referendum Nicolò Sandulli e Federico Sorrentino, a sostegno del primo quesito che chiede l’abolizione totale della legge Calderoli, e Alessandro Pace e Vincenzo Palumbo, a sostegno del secondo quesito che abolisce per parti il Porcellum con l’obiettivo di far rivivere la precedente normativa elettorale.
Prima dei professori hanno avuto la parola i legali dell’Associazione giuristi democratici che si sono costituiti in giudizio con possibilità di un breve intervento ‘ad audiuvandum’. Per l’associazione, quindi, hanno parlato gli avvocati Pietro Adami e Paolo Solimeno fautori di una ‘terza via’. Sostengono che l’effetto abrogativo del referendum “possa essere differito fino all’entrata in vigore della nuova disciplina approvata dal legislatore”. In pratica, chiedono un periodo più lungo di tempo, rispetto ai 60 giorni previsti dalla legge sul referendum entro i quali si differisce “l’efficacia degli esiti referendari”, per dar modo alle forze politiche di riscrivere la legge elettorale.
Se il referendum dovesse passare al vaglio della Corte, ci sarà il nulla osta per andare alle urne in primavera. I quesiti proposti sono due: il primo è sull’abrogazione completa della legge Calderoli del 2005, il cosiddetto ‘Porcellum’ che modificò le precedenti norme elettorali per Camera e Senato. Secondo i promotori, con la cancellazione dell’ultima legge tornerebbe automaticamente in vigore quella precedente, il cosiddetto ‘Mattarellum’ del 1993, che prevede l’assegnazione del 75% dei seggi col sistema uninominale maggioritario e del restante 25% col proporzionale di lista. Il secondo quesito propone invece l’abrogazione solo di alcune parti della legge Calderoli, ma il risultato, pur attraverso una strategia diversa, è il medesimo: il ritorno alla legge Mattarella.
Naturalmente, se la Corte ammettesse uno dei due quesiti respingerebbe l’altro e viceversa, dato che il primo comprende di fatto il secondo. Se la Corte costituzionale desse il via libera al referendum, i cittadini sarebbero chiamati a votare tra il 15 aprile e il 15 giugno, come prevede la Costituzione, salvo l’approvazione di una nuova legge elettorale da parte del Parlamento.

