Con l‘anno scolastico 2023/2024 debuttano nelle scuole italiane le figure dei docenti tutor e dei docenti orientatori. I due ruoli scelti dal ministero dell’Istruzione e del Merito hanno l’obiettivo di seguire gli studenti della scuola secondaria per individuare le loro capacità, i loro talenti e le loro aspirazioni per guidarli nelle scelte di studio e di carriera. Tutor e orientatori secondo il Ministero “accompagneranno gli studenti nella costruzione del loro futuro nell’ambito degli studi e in campo professionale”.
Una novità per “evitare l’abbandono scolastico”
Ai microfoni di LaPresse i protagonisti di questa novità raccontano il loro punto di vista: “I tutor e gli orientatori sono una novità, che ritengo positiva, per evitare l’abbandono scolastico. L’obiettivo è far capire ai giovani che hanno tutti delle abilità e delle capacità, che magari sono nascoste e vanno cercate” spiega Loredana Straccamore, docente di lettere al Liceo Scientifico dell’Istituto Pio IX di Roma e da quest’anno anche orientatrice. “La principale criticità che mi sento di segnalare è che mentre per le scuole pubbliche lo Stato retribuisce tutor e orientatori, con i fondi del Pnrr, nelle scuole paritarie, che sono obbligate ad avere queste figure, non avviene lo stesso. Nelle scuole paritarie tutor e orientatori svolgeranno questo ruolo a titolo gratuito”.
Per quanto riguarda i docenti tutor il lavoro sarà focalizzato sullo studente e sul suo personale percorso. “Ogni docente tutor seguirà da un minimo di 30 a un massimo 50 studenti. Seguirà singolarmente lo studente anche nella redazione dell’e-portfolio che è composto dal percorso di studi dello studente, alle attività extra-scolastiche quindi sportive, culturali e Pcto” dice Antonio Ferraro, docente di scienze motorie e sportive al Liceo Newton di Roma e che con le nuove regole farà parte dei docenti tutor per l’orientamento. “Come sappiamo tra il dire e il fare ce ne passa. Ce lo dimostra la storia della scuola italiana. La resistenza da parte di una parte del mondo della scuola legato a un tipo di didattica nozionistica potrebbe essere un ostacolo. Può però essere un primo passo per avvicinare la scuola al mondo del lavoro” fa notare Ferraro. E sullo stipendio delle nuove figure aggiunge: “La retribuzione, rispetto all’impegno, non risulta del tutto adeguata. Però la speranza è che ci sia un riconoscimento pieno di questo lavoro e soprattutto che i compensi siano svincolati ai fondi del Pnrr che hanno una scadenza e che quindi si dia continuità a questa riforma.
Lucia Basile insegna inglese al Liceo Newton e anche lei ha seguito la formazione per diventare docente tutor. Nonostante gli interrogativi si mostra ottimista rispetto alla novità introdotta dal governo: “Una formazione online che è stata secondo me adeguata. La scuola in cui lavoreranno i tutor sarà una scuola innovativa dove le competenze dei ragazzi saranno valorizzate e messe in pratica. Sicuramente bisognerà remare uniti nella stessa direzione”.