Un progetto costato 51milioni di euro finanziato con fondi del Comune di Napoli e del Fondo sviluppo e coesione

Ci sono voluti 16 anni per vedere finalmente l’università a Scampia, quartiere della periferia nord di Napoli. Oggi il taglio del nastro segnerà l’avvio dell’anno accademico per gli studenti del corso di laurea della Scuola di Medicina e chirurgia dell’Università di Napoli Federico II. Un progetto costato 51milioni di euro finanziato con fondi del Comune di Napoli (proprietario della struttura, concessa in comodato d’uso alla Federico II) e del Fondo sviluppo e coesione, attraverso un accordo quadro firmato con la Regione Campania.

Studenti di medicina laddove prima c’era una delle Vele, teatro delle guerre di camorra, le faide di Scampia – la prima nel 2005, la seconda qualche anno più tardi, da agosto a dicembre del 2012 – che disseminarono le strade di sangue e vittime (anche, purtroppo, innocenti): la prima, nel 2005, i Di Lauro, capeggiati da Paolo, detto Ciruzzo ‘o milionario’ e gli ‘scissionisti’, nati in seno allo stesso clan e poi ‘ribellatisi’ per la sete di potere. Poi, nel 2012, tra gli ‘scissionisti’ e una corrente interna, ribattezata dei ‘girati’, (termine che nel lessico camorristico indica i traditori).

Anche così, con l’università, Scampia si riscatta dagli anni delle faide. Un quartiere le cui vicende di sangue sono state cristallizzate in Gomorra, prima romanzo di Roberto Saviano, poi film diretto da Matteo Garrone e infine serie tv tanto seguita quanto criticata.

L’università sorge nell’area che un tempo ospitò la Vela H, edificio del complesso residenziale realizzato a cavallo tra gli anni ’60 e ’70. Le vele sarebbero state il centro di una comunità intera, all’interno della quale le famiglie residenti si sarebbero integrate. Una città ‘ideale’, con ampi spazi verdi, andata, però in frantumi nello scontro con la realtà. Il terremoto dell’Irpinia del novembre 1980 spinse molte famiglie rimaste senza casa a occupare, anche abusivamente, gli alloggi rimasti vuoti. ‘Occupazioni’ divenute stabili nel tempo mentre tutto intorno cresceva e metteva radici una camorra feroce e violenta. E le vecchie denominazioni delle vele, con lettere dell’alfabeto, sostituite dai colori: rossa, la gialla, la verde, la celeste.

Il protocollo d’intesa per la realizzazione a Scampia dell’università fu siglato dall’allora presidente della Regione Campania, Antonio Bassolino, dall’ex sindaca di Napoli, Rosa Russo Iervolino e dall’ex rettore Guido Trombetti, presidente della Crui. Un progetto, quello del rilancio di Scampia, accolto anche dalla successiva giunta regionale di centrodestra, guidata da Stefano Caldoro, nella cui squadra di governo entrò lo stesso Trombetti, con la delega all’Università. E, dopo la Iervolino, accolta con favore anche dal sindaco arancione Luigi de Magistris, attraverso la convenzione tra il Comune di Napoli e l’Università degli Studi di Napoli Federico II per la concessione in comodato d’uso del Polo di Scienze infermieristiche della Federico II a Scampia. “L’università per Scampia per cambiare la nazzarione di un quartiere che era solo camporra”, ha commentato oggi il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi.

Da domani a 330 studenti sarà consegnato un edificio di 7 piani, di cui 4 dedicati alla didattica, 1 ai laboratori e 2 all’area clinica che entreranno in funzione più avanti. L’idea è la stessa alla base del polo tecnologico della Federico II di San Giovanni a Teduccio, altra periferia un tempo dimenticata che oggi ospita la Deloitte, la Cisco, la Apple Developer Academy (ma solo per citarne alcune).

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata