Caso Almasri, la Corte penale internazionale: “L’Italia non ha adempiuto agli obblighi”

Caso Almasri, la Corte penale internazionale: “L’Italia non ha adempiuto agli obblighi”

La Cpi chiede chiarimenti all’Italia “entro il 31 ottobre”

La Camera Preliminare I della Corte penale internazionale ha rilevato che l’Italia “non ha adempiuto agli obblighi” che derivano dalla sua adesione allo Statuto di Roma riguardo al caso Almasri. “Non avendo eseguito correttamente la richiesta della Corte di arrestare e consegnare il sig. Almasri Njeem mentre si trovava sul territorio italiano, e non avendo consultato e collaborato con la Corte per risolvere eventuali questioni derivanti dalla formulazione del mandato di arresto e dalla presunta richiesta concorrente di estradizione, l’Italia non ha adempiuto agli obblighi che le incombono in virtù dello Statuto, e tale inadempienza ha impedito alla Corte di esercitare le funzioni e i poteri che le sono conferiti dallo Statuto”, si legge nella decisione adottata dalla Camera Preliminare I della Cpi.

Prima di determinare se l’inadempienza dell’Italia debba essere deferita all’Assemblea degli Stati Parti, ovvero l’organo legislativo e di gestione e controllo della Cpi, o al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, “la maggioranza della Camera, con il dissenso della giudice María del Socorro Flores Liera, ritiene opportuno ricevere dall’Italia informazioni su eventuali procedimenti interni rilevanti per il caso in esame e un’indicazione dell’impatto che tali procedimenti potrebbero avere sulla futura cooperazione dell’Italia con la Corte nell’esecuzione delle richieste di cooperazione per l’arresto e la consegna dei sospetti, entro venerdì 31 ottobre 2025“.

Il 9 ottobre scorso la Camera ha negato l’autorizzazione a procedere per il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega alla sicurezza, Alfredo Mantovano.

Il caso Almasri: tutte le tappe della vicenda

Ecco le tappe della vicenda che ha visto al centro Osama Almasri, generale libico, al vertice della Polizia giudiziaria.

  • Il caso ha avuto inizio lo scorso 6 gennaio, quando il capo della polizia giudiziaria libica ha iniziato il suo viaggio per l’Europa, volando da Tripoli a Londra e facendo scalo all’aeroporto di Roma-Fiumicino.
  • Dopo sette giorni a Londra, il 13 gennaio Almasri si è trasferito a Bruxelles in treno per poi proseguire per la Germania, viaggiando in auto con un amico.
  • Durante il suo tragitto verso Monacoil 16 gennaio, è stato fermato dalla polizia per un controllo di routine e gli agenti lo hanno lasciato proseguire. Infine è arrivato a Torino in auto, per assistere a una partita di calcio.
  • Sabato 18 gennaio, la Corte penale internazionale ha spiccato un mandato d’arresto per l’uomo, accusato di crimini di guerra e contro l’umanità commessi nella  prigione di Mittiga, vicino Tripoli.  
  • Domenica 19 gennaio Almasri viene fermato e messo in carcere dalla polizia italiana 
  • Il 21 gennaio  viene rilasciato su disposizione della Corte d’Appello a causa di un errore procedurale: si è trattato di un arresto irrituale, perché la Corte penale internazionale non aveva trasmesso gli atti al ministro della Giustizia Nordio. Viene disposta l’immediata scarcerazione. Poco dopo il suo rilascio, lo stesso giorno, Almasri viene rimpatriato dall’Italia su un volo di Stato.
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