Landini chiede la collaborazione dei partiti "sia di maggioranza che di opposizione"
Favorire la partecipazione attraverso un ‘election day‘, garantire la possibilità di votare anche a studenti e lavoratori fuorisede, assicurare la dovuta copertura informativa. Sono queste le richieste che oggi Maurizio Landini e Riccardo Magi, presidenti dei comitati promotori dei referendum su Jobs Act e cittadinanza che si voteranno in primavera, presenteranno a Matteo Piantedosi e Alfredo Mantovano. L’incontro a palazzo Chigi è in agenda alle 15.30 e sarà preceduto dal flash mob ‘Abbiamo fretta di votare’, di fronte a Montecitorio, promosso dalle reti studentesche e giovanili aderenti ai comitati referendari.”L’informazione, il fatto che le persone siano informate per poter decidere se e cosa andare a votare è un punto decisivo, una battaglia democratica fondamentale, tanto più in un Paese che si sta abituando a crisi di partecipazione. La democrazia la si difende praticandola, mettendo le persone nelle condizioni di poter agire – dice chiaro il segretario della Cgil – il voto è la nostra rivolta, ci aspettiamo che il Governo raccolga positivamente le nostre richieste perché spetta al Governo favorire la partecipazione”.
Il leader di Più Europa, dato anche il suo passato da Radicale, mette in guardia: “I governi e i principali partiti che stanno in una maggioranza di governo sono storicamente antireferendari e il modo che hanno per fregare il referendum è quello di nascondersi dietro il quorum, nascondersi dietro all’astensione”, ma “sono questioni che attengono alla democrazia. Per noi è importantissimo che ci sia l’election day perché significherebbe favorire la partecipazione ed evitare che ci siano tre voti diversi”. In realtà, alcuni giorni fa, era stato proprio Piantedosi ad aprire alla possibilità di una consultazione unica tra referendum e voto nelle città: “Nell’ottica di favorire la partecipazione al voto dei cittadini contrastando l’astensionismo stiamo lavorando ad un provvedimento per consentire il voto su due giorni, abbinando la consultazione per i quesiti referendari alle amministrative di primavera”, aveva detto il titolare del Viminale. Le date cerchiate in rosso sul calendario, sulle quali si potrebbe arrivare domani a un ‘gentlemen agreement’ sono allora 25-26 maggio (e sarebbe l’opzione preferita dai promotori) o 8-9 giugno, in corrispondenza del primo turno o del ballottaggio delle elezioni comunali. Nel prossimo Consiglio dei ministri (la riunione non è ancora convocata ma potrebbe tenersi tra giovedì e venerdì) il Governo dovrebbe varare il decreto Elezioni per consentire il voto su due giorni, domenica e lunedì. Il provvedimento potrebbe contenere anche l’indicazione di un possibile accorpamento elettorale “per motivi di risparmio”. A quel punto toccherebbe al Viminale, con un decreto ministeriale ad hoc, fissare la data dele Amministrative e quindi al presidente della Repubblica indire i comizi referendari.
Landini chiede la collaborazione dei partiti
Landini invoca la collaborazione dei partiti, e non solo a sinistra: “Mi aspetto che le forze politiche, sia di maggioranza che di opposizione, diano indicazione intanto per andare a votare. Troverei grave e antidemocratico – scandisce – se qualcuno desse l’indicazione di andare al mare e di non votare. Sarebbe un atto grave per chi ha giurato sulla Costituzione”, attacca. La vicenda referendaria si intreccia poi con lo stallo in Vigilanza Rai. “La commissione è bloccata da un singolare ostruzionismo della maggioranza, ma ha degli obblighi di informazione. Ci siamo rivolti anche all’ad Rai che probabilmente vedremo all’inizio della prossima settimana – insiste Magi – Lo stallo di un organo di garanzia in alcun modo deve inficiare un’informazione che sia continuativa e completa, innanzitutto sul fatto che ci sarà un referendum”.
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