Giorgetti: "Rivendico il valore della prudenza, non possiamo essere avventati"

Poco più di mezz’ora, semplicemente per prendere atto che è inutile andare avanti: l’esercizio provvisorio incombe e non c’è tempo per esaminare 814 emendamenti. Quindi la commissione Bilancio di Palazzo Madama interrompe i lavori e la manovra, approvata dalla Camera una settimana fa, passa direttamente in Aula.

Oggi il voto di fiducia del Senato chiuderà l’iter parlamentare della legge di bilancio, approvata dal Consiglio dei ministri il 15 ottobre, eppure arrivata al traguardo con un percorso praticamente dimezzato. Le opposizioni polemizzano per quello che è diventato un “monocameralismo di fatto”, con il “Senato svilito“, e per quella che è diventata ormai una prassi per la legge di bilancio, esaminata e discussa ogni anno in un solo ramo del Parlamento, per poi passare blindata all’altra Camera, che deve limitarsi alla ratifica. Anche la maggioranza però riconosce che il meccanismo non funziona, tanto che Guido Liris, di Fratelli d’Italia, esce dalla commissione annunciando di essersi “dimesso” da relatore, chiedendo che si avvii una discussione per tornare a una “doppia lettura”.

Una riforma della legge di contabilità, secondo il ministro Giancarlo Giorgetti, sarebbe “benvenuta”, specie alla luce delle nuove regole europee. “Certo – ammette – una revisione dei meccanismi e delle regole è necessaria, noi siamo disponibili e abbiamo dato disponibilità”, ma rimanda l’iniziativa al Parlamento. “C’è una prassi che si è consolidata, che rappresenta un pericolo per il Parlamento, utilizzato come un passaggio burocratico, non come luogo di elaborazione di proposte”, contesta il Pd con Daniele Manca. Uno “schiaffo alla democrazia parlamentare”, incalza il M5s. Avs, con il senatore Tino Magni, parla di una farsa con “nessuna possibilità di cambiare, nessuna possibilità di migliorare, nessuna possibilità di proporre”. Per Iv, le dimissioni del relatore sono “una mossa senza precedenti, ma che sa di lacrime di coccodrillo. Se la maggioranza avesse tenuto così tanto alla doppia lettura e alla centralità del Parlamento – dicono le senatrici Raffaella Paita e Dafne Musolino -, non si sarebbe fatta umiliare in questo modo dal governo”.

“Mi auguro che dalla prossima legge di Bilancio sia la Camera sia il Senato possano dare il loro contributo”, sottolinea Liris, spiegando che le sue “dimissioni” non sono polemiche, ma dovute al fatto che “si è preso atto dell’impossibilità di esaminare utilmente il provvedimento”. “Questa – osserva Giorgetti – non è una cosa di oggi e neanche di ieri, non so da quanti anni purtroppo è così. Siccome la legge di contabilità bisogna riformarla comunque, anche in base alle regole europee, è già partito un lavoro preliminare. Però giustamente è materia parlamentare, non di governo, e l’iniziativa deve essere parlamentare”. “Evidentemente c’è un problema di procedure parlamentari che va risolto”, ha aggiunto poi Giorgetti, parlando in Aula. Il ministro dell’Economia è tornato a difendere l’impianto della manovra, con il sostegno ai redditi medio bassi e l’Ires premiale: “Io rivendico come un valore la prudenza adottata dal governo. Il contrario dalla Treccani viene definito come avventato, temerario, sconsiderato. Un governo che non ha solo gli oneri del Superbonus, ma 90 miliardi di interessi passivi da cui partire, non si può permettere di essere nè avventato, nè temerario”.Un rammarico? “Avrei voluto è fare di più per famiglia e figli”, ha aggiunto il ministro, perché “il problema è che un Paese dove non nascono più bambini, un Paese che invecchia, è un Paese che non ha futuro”. Dopo un dibattito fiume in Aula, con 36 interventi dei senatori di maggioranza e opposizione, domani è atteso il sì con la fiducia in diretta tv.

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