Fondazione Cecchettin, Valditara lega violenza sulle donne a immigrazione: è bufera

La sorella di Giulia, Elena: "Lei uccisa da un ragazzo bianco, italiano e 'per bene'"

Un sogno nato da una tragedia. Un fiore di speranza che sboccia a un anno dalla notizia più brutta. Il 18 novembre del 2023 il ritrovamento del corpo di Giulia Cecchettin, uccisa dall’ex fidanzato Filippo Turetta. A lei è stata intitolata la Fondazione Cecchettin, presentata lunedì alla Camera alla presenza di Gino, il padre della giovane studentessa diventata simbolo della lotta alla violenza sulle donne. “Siamo qui per dare forma concreta a un sogno nato da una tragedia immane – ha detto Gino Cecchettin nel corso del suo intervento nella Sala della Regina -. A volte la vita ti sorprende e ti dà la possibilità di trasformare il dolore in uno scopo, uno scopo che è la Fondazione Cecchettin che vuole essere un richiamo collettivo che ci invita a guardare oltre a noi stessi e al futuro delle giovani generazioni. Ho attraversato la morte nella sua essenza più profonda prima con la perdita di mia moglie, poi con quella di Giulia. È iniziato in me un processo all’affermazione del bene che nell’udienza di Filippo ha raggiunto la maturità perché non ho avuto il pensiero di odiarlo“.

“Nel nome di Giulia, scegliere di fare crescere l’amore”

L’amore come unica via, come molla che cancella il dolore e spinge per un rinnovato impegno che deve, anzitutto, coinvolgere i giovani: “Nel nome di Giulia io posso solo scegliere di far crescere l’amore – ha spiegato il padre -, perché questa è l’unica scelta che le assomiglia, l’unica possibile se voglio mantenere viva una parte di lei. Ognuno di noi è chiamato a contribuire, ognuno di noi può fare la differenza. È una responsabilità che non possiamo ignorare. È il tempo di unire le forze, di costruire ponti invece di erigere muri, di guardare al futuro con speranza e determinazione”. Un impegno necessario, urgente, anche perché, come ha sottolineato lo stesso Gino Cecchettin, dalla morte di Giulia “sono state uccise altre 120 donne soltanto in Italia. Migliaia e migliaia nel mondo. Numeri inimmaginabili! Non possiamo più permetterci di rimanere indifferenti. Non c’è più tempo per voltare lo sguardo altrove. In questo ultimo anno ho ricevuto messaggi strazianti di donne intrappolate nella paura“.

Valditara: “Violenza sulle donne legata a immigrazione”

Nel corso della presentazione della Fondazione sono intervenuti, tra gli altri, la campionessa olimpica Federica Pellegrini, che ha definito l’iniziativa “un faro di speranza per la solidarietà”, il vicepresidente della Camera, Giorgio Mulé, per cui “Giulia è il chicco di grano che non perde la vita“, la ministra per la Famiglia e le Pari Opportunità, Eugenia Roccella, che ha evidenziato la necessità di “un cambiamento culturale“. A far rumore, però, sono state le parole del ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, che ha affermato: “Di solito i percorsi ideologici non mirano mai a risolvere i problemi ma affermare una personale visione del mondo. La visione ideologica è quella che vorrebbe risolvere la questione femminile lottando contro il patriarcato“. Per poi aggiungere: “Occorre non far finta di non vedere che l’incremento dei fenomeni di violenza sessuale è legato anche a forme di marginalità e di devianza in qualche modo discendenti da una immigrazione illegale“. Parole che hanno suscitato polemiche, soprattutto da parte di esponenti del Partito Democratico, e su cui lo stesso Valditara è tornato precisando: “Non si capisce perché la sinistra la butti sempre in rissa e non sappia ragionare in termini pacati”.

 

Elena Cecchettin: “Giulia uccisa da un ragazzo bianco e ‘per bene'”

Parole a cui Gino Cecchettin ha risposto: “Le parole di Valditara sull’aumento delle violenze legate all’immigrazione? Diciamo che ci sono dei valori condivisi e altri su cui ragionare“. Dai social arriva la risposta di Elena Cecchettin, sorella di Giulia. “Forse” se “invece di fare propaganda alla presentazione della fondazione che porta il nome di una ragazza uccisa da un bianco italiano e ‘per bene’, si ascoltasse non continuerebbero a morire centinaia” di “donne nel nostro paese ogni anno”, scrive in una storia su Instagram. “Mio padre – scrive ancora Elena Cecchettin – ha raccolto i pezzi di due anni di dolore e ha messo insieme una cosa enorme. Per aiutare le famiglie, le donne a prevenire la violenza di genere e ad aiutare chi è già in situazioni di abuso. Oltre al depliant proposto (che già qua non commentiamo) cos’ha fatto in quest’anno il governo? Perché devono essere sempre le famiglie delle vittime a raccogliere le forze e a creare qualcosa di buono per il futuro?”.