Doppio stop alla Lega sul dl Elezioni: l’Aula del Senato ha bocciato l’emendamento sul terzo mandato per i governatori, e su invito del governo il Carroccio ha ritirato un altro emendamento, inserito in Aula, che prevedeva che nel voto per i sindaci non si andasse al ballottaggio qualora un candidato avesse ottenuto oltre il 40% dei voti. Quest’ultimo è stato ‘declassato’ a ordine del giorno, poi approvato dall’Aula. “Un intervento così rilevante, che cambia così profondamente le regole in vigore nel 70-75% dei comuni italiani, certamente avrebbe avuto bisogno di un maggior approfondimento e confronto”, spiega Alberto Balboni (FdI), relatore del decreto Elezioni. “E pure essendo personalmente d’accordo, perché ormai è più frequente il caso di un sindaco che vince al ballottaggio con meno voti di quanti ha preso il suo avversario al primo turno, sono anche d’accordo con chi ritiene che un tema così importante vada affrontato in altro luogo“, aggiunge. “Raccogliamo l’invito alla trasformazione in ordine del giorno, possiamo comprendere che modificare questa norma a pochi mesi dal voto sia complicato, serve più tempo, ma per noi era importante porre questo tema. Perché spesso al ballottaggio viene eletto sindaco chi ha preso meno voti al primo turno, e su questo va fatta una valutazione”, dice il capogruppo della Lega al Senato, Massimiliano Romeo, annunciando il ritiro dell’emendamento firmato dai senatori Spelgatti, Tosato, Pirovano.
Governo: “Nessuno scontro in maggioranza ma dibattito”
“Non c’è nessuno scontro nella maggioranza ma un dibattito sereno, anche sul piano parlamentare”, prova a gettare acqua sul fuoco in Aula la rappresentante del governo, la sottosegretaria all’Interno Wanda Ferro. Resta però la divisione su questi punti tra FdI e FI da una parte e Lega dall’altra. Sul terzo mandato, il leghista Paolo Tosato, firmatario dell’emendamento, pur ringraziando il governo “per essersi rimesso alla volontà dell’Aula”, spiega che la Lega non si fermerà qui: “Noi crediamo nel concetto di democrazia, crediamo che il potere appartenga al popolo e che non si debba limitare la possibilità di scelta dei cittadini. Il popolo deve poter votare chi vuole, e sappiamo di interpretare più di altri partiti la volontà di larghe fasce elettorali in tante regioni, anche in modo trasversale. Per questo teniamo la nostra posizione e per noi il dibattito non si chiude in questa occasione“.
Schlein sui ballottaggi: “La Lega si fermi”
Come sui ballottaggi, dove è lo stesso Romeo a chiamare in causa anche la sinistra: l’emendamento sui ballottaggi, spiega, “aiuta le aggregazioni, tutto sommato va incontro al campo largo, quindi le opposizioni dovrebbero appoggiarci. La prossima volta l’emendamento lo terremo fino alla fine e lo metteremo ai voti”. Dalle opposizioni arrivano duri attacchi. “La Lega si fermi, il blitz sulla cancellazione dei ballottaggi a tre mesi dal voto è uno sfregio alle più basilari regole democratiche“, dice la segretaria del Pd, Elly Schlein, quando si diffonde la notizia del nuovo ‘colpo di mano’ leghista. Dai dem si denuncia l’attacco alle istituzioni e in particolare ai Comuni, e l’Anci sottolinea: “Noi non crediamo che uno stravolgimento della legge sull’elezione diretta dei sindaci possa essere ipotizzato senza interpellare i comuni, come invece è accaduto per altri provvedimenti nella logica della leale collaborazione tra istituzioni”. E in Aula dai banchi delle opposizioni si denuncia il modo di agire del Carroccio “alla chetichella”, come farebbero, attacca la senatrice M5S Alessandra Maiorino, “le opposizioni di quart’ordine“.