Dal funerale in Duomo all'apertura del testamento, fino alla successione nel partito, la morte del leader di Forza Italia ha attraversato l'anno politico
Il 12 giugno 2023 segna un decisivo momento di transizione per la politica italiana, in quel passaggio spesso invocato ma mai pienamente realizzato tra la seconda Repubblica e una nuova stagione dai profili incerti. È la data della morte di Silvio Berlusconi, fondatore e leader di Forza Italia e tra i principali protagonisti della scena politica italiana dal 1994, per quasi 30 anni. Un terremoto che scuote soprattutto il centrodestra e il partito azzurro, preso per mano dal numero due del Cavaliere, Antonio Tajani, che dovrà traghettarlo al Congresso e soprattutto alle Europee del 2024, con il sostegno dei familiari del fondatore. L’ex presidente del Consiglio viene sconfitto a 86 anni da una leucemia mielomonocitica cronica e salutato nel Duomo di Milano, il 14 giugno, da una folla di migliaia di persone (oltre duemila in cattedrale, 15mila in piazza, molti con le bandiere del ‘suo’ Milan), con i funerali di Stato celebrati dall’arcivescovo, Mario Delpini.
Con la morte di Berlusconi si chiude un’epoca politica, la seconda Repubblica, che ha fatto discutere, a volte anche imbarazzato, ma che ha avuto comunque l’onore e l’onere di segnare la storia, il costume, i media e lo stile dell’Italia intera. Nel 1994 l’imprenditore di successo annuncia la sua “discesa in campo”, l’ingresso in politica come leader del nuovo partito Forza Italia. È una sfida, mancano pochi mesi alle elezioni, e Berlusconi incassa la vittoria il 27 e 28 marzo. L’uomo di Arcore ottiene quattro incarichi da presidente del Consiglio: XII legislatura (1994-1995), due consecutivi nella XIV (2001-2005 e 2005-2006) e, infine, nella XVI (2008-2011). Con 3.339 giorni complessivi è il politico che è rimasto in carica più a lungo nel ruolo di premier nell’Italia repubblicana, superato in epoche precedenti solo da Benito Mussolini e Giovanni Giolitti. Inoltre ha presieduto i due governi più duraturi dalla proclamazione della Repubblica.

La sua eredità economica è enorme: all’apertura del testamento si apprende che Marina e Pier Silvio Berlusconi controlleranno Fininvest con il 53% delle quote. Agli altri tre figli – Barbara, Eleonora e Luigi – va quindi il restante 47% delle quote della società. Ai due figli della prima moglie, Carla Dall’Oglio, andranno anche il 60% delle proprietà – non relative alla Fininvest o ad altre società – appartenute al Cavaliere, soprattutto le sue proprietà immobiliari, il cui restante 40% andrà agli altri tre figli avuti dalla seconda moglie Veronica Lario. Infine, tre lasciti che fanno clamore: due legati da 100 milioni di euro ciascuno alla compagna Marta Fascina e al fratello Paolo. Un terzo legato da 30 milioni allo storico collaboratore ed ex senatore Marcello Dell’Utri.
Pesante anche l’eredità politica: Tajani si ritrova la responsabilità di traghettare il partito nella fase più difficile della sua storia. I forzisti, per arginare sul nascere possibili diaspore verso altre forze di maggioranza o ‘campagne acquisti’ da parte di altri leader ‘centristi’, su tutti Renzi e Calenda, si mettono subito al lavoro seguendo lo statuto di FI, e il Consiglio nazionale in ottobre blinda la posizione di Tajani eleggendolo segretario nazionale (perché “c’è solo un presidente” e quella carica viene abolita), mentre il partito pare ritrovare unità attorno al ministro degli Esteri. Una incarico, quello a Tajani, ‘pro tempore’ in vista del Congresso, programmato per il 24 e 25 febbraio, che avrà il compito di eleggere il leader, ruolo al quale sembra comunque destinato lo stesso vicepremier. Nel frattempo, arrivano alcuni piccoli aggiustamenti anche nei gruppi parlamentari, con Licia Ronzulli che assume la carica di vicepresidente del Senato al posto di Maurizio Gasparri, che prende invece la guida del gruppo di FI proprio sostituendo Ronzulli. Mentre in ottobre Letizia Moratti, figura di peso in Lombardia ed ex sindaca di Milano, è entrata in FI in grande stile, alla guida della Consulta, con la ‘benedizione’ della famiglia Berlusconi. Ora Forza Italia, da sempre compagine più moderata nella maggioranza di governo con gli alleati Fratelli d’Italia e Lega, dovrà mantenere salda la barra fino alle Europee del 9 giugno, dai cui risultati dipende molto del futuro azzurro. Un crollo nei sondaggi, temuto da alcuni, finora non si è registrato e anche secondo le ultime rilevazioni il partito viaggia attorno al 10%, un punto e mezzo o due in più anche degli alleati leghisti, quarta forza dopo FdI, Pd e M5S.
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