“Ormai il legislatore è una slot machine di nuovi reati che finiscono per ingolfare i tribunali senza aumentare la sicurezza dei cittadini”. Così il neopresidente dell’Unione della Camere Penali, Francesco Petrelli, a LaPresse sul nuovo pacchetto sicurezza varato ieri dal Consiglio dei ministri. Dalle borseggiatrici madri, alla norma sulle rivolte, alla detenzione di materiale con finalità di terrorismo, Petrelli critica la “criminalizzazione diffusa, l’inasprimento delle pene e la moltiplicazione dei reati”.
“Con riferimento all’universo carcerario si sono assunte delle iniziative legislative in termini maggiore rigore. Ma è qualcosa che ci si poteva attendere da un governo che si è sempre dichiarato giustizialista, o meglio garantista nel processo e giustizialista nell’esecuzione penale. Questo non meraviglia, ma si è operata una indiscriminata creazione di nuovi reati e aumenti delle pene“, con “una serie di iniziative che hanno finito per mettere in crisi i principi dell’ordinamento penale. Si sono criminalizzati dei comportamenti in maniera fantasiosa, si è messo in crisi il principio di determinatezza e tassatività”.
Il penalista cita in particolare la norma che prevede la reclusione fino a 6 anni per le rivolte nelle strutture d’accoglienza per migranti: “È irrazionale l’immissione in carcere di persone, in alcuni casi non identificate, con un pericoloso aggravamento del fenomeno del sovraffollamento, con moltiplicazione dei costi e dei rischi”. Con la norme sull’esecuzione della pena per le detenute in gravidanza o madri, evidentemente, sottolinea il penalista, “la tutela dei minori è stata ritenuta eccessiva di fronte alle finalità repressive” ma “senza considerare che si induce a far nascere i bambini in carcere, nelle condizioni che ben conosciamo”, per altro in un carenza cronica di strutture: “Gli Icam sono solo 4”.