Un sistema di premierato come quello che il governo Meloni ha in mente per l’Italia non ha nessun caso comparabile fra le grandi democrazie mondiali. In alcuni Paesi però vige un sistema che in qualche modo può avere delle similitudini in termini di maggiori poteri del presidente del Consiglio.
Un esempio di ‘simil-premierato’ è in vigore in Germania. A Berlino è solo il Cancelliere che deve ottenere la fiducia del parlamento, inoltre può nominare, ma allo stesso tempo anche revocare, l’incarico di un ministro. Infine in Germania esiste anche la ‘sfiducia costruttiva’ ovvero uno strumento tramite il quale le Camere possono sfiduciare un capo del governo con la certezza di avere contestualmente già un successore che abbia la maggioranza in Aula. Questo è quanto accaduto nel 1982 con il passaggio da Helmut Schmidt a Helmut Kohl.
Il modello britannico non prevede l’elezione diretta del premier ma, per consuetudine, viene nominato il capo del partito che ha ottenuto più voti alle elezioni. Qualora ci fosse un cambio all’interno dei vertici del partito questo potrebbe portare anche al passaggio da un premier all’altro senza la consultazione degli elettori tramite le urne come ad esempio è successo nel 2022 fra Boris Johnson, Liz Truss e poi Rishi Sunak.
È l’unico Paese dove è esistito un sistema con una formula di premierato dove il primo ministro veniva eletto direttamente dal popolo, anche se su una scheda elettorale diversa rispetto a quella dei parlamentari che rimanevano eletti su base proporzionale. È rimasto in vigore dal 1992 al 2001 poi, nel 2002, è stato abolito perché non è stato in grado di raggiungere il suo obiettivo, ovvero la stabilità. Altri Paesi invece hanno preferito puntare sul presidenzialismo dando grandi poteri non al primo ministro ma al presidente della Repubblica. Il caso più noto è quello della Francia dove comunque i candidati all’Eliseo devono superare un’elezione a doppio turno con ballottaggio, a meno che non riesca ad ottenere la maggioranza assoluta dei consensi al primo turno.