Il presidente della Repubblica: "Non sono i terroristi ad aver scritto la storia d'Italia ma le vittime e il popolo italiano"

L’Italia è stata “una giovane Repubblica, che si è trovata a fare i conti con il terrorismo politico; con le stragi, talvolta compiute con la complicità di uomini da cui lo Stato e i cittadini avrebbero dovuto ricevere difesa; con la violenza politica, tra giovani di opposte fazioni che respiravano l’aria avvelenata di scontro ideologico”. Così il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel corso della cerimonia per il Giorno della Memoria dedicato alle vittime del terrorismo, al Quirinale. 

“Celebriamo sempre con grande emozione, ogni anno, questa giornata. Per far memoria della lunga scia di attentati, stragi, delitti politici che ha insanguinato la storia della nostra Repubblica; e che ha trovato il suo momento di ricordo nella ricorrenza dell’assassinio di Aldo Moro, di cui ricorre oggi il 45° anniversario” le parole del Capo dello Stato. 

“Lo Stato, le forze politiche e sociali, hanno saputo reagire – nonostante lo smarrimento iniziale – con coraggio e decisione alla sfida dei terrorismi. Una guerra che è stata vinta – è bene sottolinearlo, qui e ovunque – combattendo sempre sul terreno della legalità costituzionale, senza mai cedere alle sirene di chi proponeva soluzioni drastiche, da regime autoritario. Affidandosi al diritto e all’amministrazione della giustizia per proteggere la nostra comunità. Rifiutando di porsi al di fuori della natura democratica della nostra Repubblica” sottolinea Sergio Mattarella. 

“Quante esistenze distrutte, quante vite sottratte, quanto sangue e quanto dolore sparso in nome di ideologie disumane e respinte dalla storia! Queste vittime parlano a tutti noi, parlano ai nostri giovani, sollecitandoli a fare delle istituzioni il luogo autentico del confronto politico, a non lasciarsi accecare dall’odio né tentare dalla violenza per imporre le proprie convinzioni. L’odio e la violenza costituiscono il percorso dei regimi autoritari. Rappresentano il fallimento dell’umanità, chiamata alla libertà e al rispetto reciproco” aggiunge l’inquilino del Quirinale. 

La democrazia della nostra Repubblica si nutre di tolleranza, di pazienza, di confronto, di rispetto. È una strada che a taluno appare lunga e faticosa ma è l’unica di progresso della convivenza. L’unica capace di ottenere e mantenere nel tempo pace, serenità, benessere, diritti a tutti i cittadini. È questo l’insegnamento che ci proviene dalle tante, troppe vittime del terrorismo e dell’eversione. Intorno alla loro memoria ci stringiamo oggi commossi per ribadire con determinazione: mai più violenza politica, mai più stragi”. 

‘La Repubblica ha saputo produrre i suoi anticorpi, ben sapendo che un clima di scontro violento, parole d’odio, l’avversario trasformato in nemico da abbattere, costituiscono modalità patologiche della contesa politica che, oggi come allora, vanno condannate e respinte con decisione’. 

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