Il leader di Italia Viva: "Folle mandare a monte il progetto". Azione insiste su scioglimento partiti

“In genere quando si arriva a parlare di soldi un matrimonio è bello e finito, ma magari nel nostro caso vuole dire soltanto che il congresso entra nel vivo”. A sera, dopo una giornata sull’orlo della crisi fatta di polemiche e fughe in avanti, i ‘pontieri’ provano ad abbassare i toni, consapevoli anche delle difficoltà che porta con sé (anche in termini di gruppi parlamentari e fondi da dividere) innestare la retromarcia. La distanza tra Carlo Calenda e Matteo Renzi, però, è la consapevolezza comune “resta tutta”. A meno di due mesi dalla sua nascita ufficiale – il 10 giugno sono convocate le assemblee nazionali di Azione e Italia viva per l’ok formale al partito unico – il Terzo polo rischia di saltare.

Nel giorno del rientro dalle vacanze di Pasqua, i malumori tra le due anime centriste, esplosi dopo la decisione del leader di Iv di assumere la direzione del Riformista a partire dal 3 maggio prossimo, arrivano in poche ore oltre ogni livello di guardia. “Mi sembra che nessuno voglia fare più niente. Calenda e Renzi alla fine non riescono a stare insieme e secondo me si spacca tutto“, confida a LaPresse una fonte autorevole di Iv. Il futuro da giornalista di Renzi continua a destare non poche preoccupazioni dalle parti di Azione: “Uno deve decidere se nella vita fa politica o informazione. Quando mi telefona Renzi mi parla del partito o mi intervista per il Riformista?”, si domanda Matteo Richetti, ma non è solo questo a rischiare di far saltare il banco. Le accuse, al veleno, si incrociano: “La vera ragione per cui Carlo è impazzito è che ha capito che qualcuno di noi vuole candidarsi contro di lui”, attaccano i renziani, che continuano a fare il nome di Luigi Marattin quale possibile avversario del leader di Azione nella corsa alla segreteria del partito unico. Non solo. “Azione potrebbe perdere pezzi: Carfagna potrebbe lasciare”, è la previsione di chi vede l’ex ministra del Mezzogiorno “pronta a tornare in FI”.

Secca la replica dal quartier generale di Calenda: “Il nodo è che Renzi, tornato a fare il segretario di IV, non vuole scioglierla e non vuole destinare il 2×1000 al nuovo partito. Il ragazzo sui soldi non scherza”, è l’accusa, che però viene respinta al mittente dai renziani: “Sciocchezze“. Francesco Bonifazi fa i conti: “Italia Viva ha contribuito in modo paritetico rispetto ad Azione a tutte le campagne elettorali del Terzo polo”, precisa il tesoriere di Iv che non manca di sottolineare come “la scelta di come destinare i soldi è stata presa dal senatore Carlo Calenda che ha optato nella stragrande maggioranza dei casi per affissioni recanti il suo volto e il suo nome”. In sei mesi, è la sottolineatura, Iv “ha contribuito al momento per oltre 1 milione e 200.000 euro. Quanto al futuro 2×1000 andrà ovviamente alla struttura legittimata dal congresso democratico”. A metà giornata la situazione è così incandescente che Calenda sembra tracciare la nuova rotta, quasi a voler proseguire da solo: “Per quanto concerne Azione la prospettiva di un partito dei liberal-democratici aperto e inclusivo resta l’unica utile al paese. Va perseguita seriamente e rapidamente con i soggetti realmente interessati. Polemiche da cortile non ci interessano e non vi prenderemo parte”, mette nero su bianco su Twitter.

Da Iv la replica è affidata a Elena Bonetti e Maria Elena Boschi: “È urgente costruire un partito di centro che ricomponga le idee riformiste, liberali e popolari. Di questo sono in coscienza convinta e su questo continuo a lavorare”, dice la vicepresidente della federazione. “Abbiamo scelto di fare un partito unico e abbiamo già definito le date. Noi non cambiamo idea e lavoriamo in questa direzione”, le fa eco la deputata renziana. Il leader, intanto, ribadisce la linea: “Noi andiamo avanti lungo la strada del congresso, se Carlo ha cambiato idea lo dica, senza cercare scuse”. Anche Calenda riunisce i suoi per serrare i ranghi e confrontarsi sul da farsi. L’ex titolare del Mise chiede ancora una volta chiarezza e passaggi certi. “Il progetto che abbiamo avviato non può interrompersi – sintetizza Maria Stella Gelmini – L’obiettivo e i tempi per la nascita del nuovo soggetto sotto la guida di Carlo Calenda, sono già stati condivisi: ora si tratta di precisare rapidamente le modalità, perché è evidente che la nascita del partito unico presuppone che i nostri singoli soggetti di provenienza vengano sciolti”.

Calenda, in tv, lo dice chiaro: “Abbiamo promesso di fare un partito unico con lo scioglimento dei due partiti, Azione e Italia viva e su questo Renzi non sta rispondendo e questo non va bene, bisogna farlo in modo serio e trasparente, altrimenti non si fa – sintetizza – Lui vuole mantenere Italia viva ma non si può fare, altrimenti sono tre partiti, non uno. Renzi deciderà confrontandosi con i suoi e io ne prenderò atto”. Renzi ragiona sulle condizioni dell’alleato in una riunione notturna con i suoi: “È inspiegabile, non c’è nessun motivo politico per rompere il progetto del terzo polo – esordisce – Qualcuno dice che la rottura in atto da stamani mattina nasce per questioni di soldi, qualcuno per esigenze legate al Riformista, qualcuno dice per esigenze legato allo scioglimento dei partiti. Si tratta di alibi e di finte motivazioni. Abbiamo dato 1,5 milioni per promuovere il volto e il nome di Carlo Calenda. Ci sono le fatture a dimostrarlo”. Quanto al Riformista, accusa, “Calenda era entusiasta e mi ha spiegato che bisognava fare il giornale del Terzo polo. Io gli ho spiegato di no, che non aveva senso”. Infine, sullo scioglimento di Iv, “è evidente che se facciamo il partito unico si scioglie Iv, così come si scioglie Azione. Ma lo scioglimento anticipato non si è mai visto nella storia. Va contro le leggi della fisica”. Avanti, quindi, dice ai suoi: “È folle mandare a monte tutto, se Calenda dirà di no si assumerà le responsabilità. Nessuno faccia o alimenti polemiche, se vogliono le facciano loro, noi no”. La partita è ancora lunga. 

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