Il fratello del senatore di Fratelli d'Italia ai funerali di un ex militante del Fronte della Gioventù
Saluto romano per l’assessore alla Sicurezza di Regione Lombardia Romano La Russa ai funerali di Alberto Stabilini, ex militante del Fronte della Gioventù che si sono tenuti a Milano lunedì. Le immagini, che circolano sui social, ritraggono l’assessore di spalle mentre alza il braccio destro e gli altri partecipanti urlano ‘Presente’.
Intervistato da LaPresse, l’assessore ha definito la vicenda “una bufera del tutto ingiustificata, inutile, esagerata e strumentalizzata a fini politici”. Ha detto che l’ex militante del Fronte della Gioventù Alberto Stabilini, “ha sempre fatto politica, era un combattente. Il suo ultimo pensiero era di essere salutato davanti alla sua vecchia sede a modo suo, cioé con il rito militare del presente”. Ha aggiunto: “Mio cognato era un vecchio commilitone a cui suoi 15 vecchi amici hanno voluto porre l’ultimo saluto così come sarebbe piaciuto a lui. Fine. Lungi da ogni pubblicità e propaganda fascista. Me ne duole se è apparso così e se qualcuno qualcuno si è ritenuto offeso mi spiace ancora di più”.
Anche durante il giuramento militare alla Repubblica “il plotone risponde alzando il braccio. Ditemi se sono tutti fascisti?” ha proseguito La Russa. “Così si fa quando si saluta un vecchio commilitone. Eravamo qui 15 vecchi amici 70enni che tutto pensavano tranne che a fare una manifestazione, saremmo stati 15 rincitrulliti se avessimo avuto altri intenti. Peraltro – ha precisato l’esponente di Fratelli d’Italia – si vede anche nel filmato che il mio non è un saluto a mano tesa, se non si è in malafede si intuisce che io ho cercato di fermarli proprio sapendo che soprattutto in questo periodo ogni minimo gesto…”. Ad ogni modo, ha rimarcato, “il rituale militare del presente, che è vecchio di secoli, non ha niente a che fare con il saluto romano” che comunque “se fatto durante davanti a un carro funebre come ultimo saluto a un morto non è un reato. Ci sono state decine di processi, tutti finiti con l’assoluzione”. Per il momento da FdI “non mi ha chiamato nessuno – ha specificato La Russa – solo qualche amico per darmi solidarietà. Ma se ritengono che questo possa nuocere alla Regione Lombardia o al partito non gli faccio finire neanche la frase, ci metto 30 secondi a farmi da parte, come ho sempre fatto da buon soldato”. Quanto alle critiche degli avversari politici, “io mi dissocerei se fosse stata una manifestazione fascista, ma non lo era. È un fatto di ignoranza confondere il rito del presente militare, antico da secoli, con un gesto di propaganda fascista. Di che stiamo parlando, la rivoluzione fascista fatta da 15 settantenni che salutano un vecchio amico?”, ha concluso.
Fontana: “Non condivido il comportamento, valuteremo”
“Sono comportamenti che non fanno parte del nostro modo di vedere, per cui sostanzialmente ai funerali preghiamo, cerchiamo di esprimere solidarietà ai parenti rimasti. Valuteremo. Non ho ancora parlato con l’assessore e credo di non poter aggiungere altro”. Lo ha detto il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, durante un punto stampa a Palazzo Lombardia, a Milano, a chi gli chiedeva se si dissocia dal saluto romano dell’assessore alla Sicurezza, Romano La Russa, al funerale di un ex militante del Fronte della Gioventù, Alberto Stabilini. A proposito di una possibile rimozione dall’incarico dell’assessore sollevata dalle opposizioni, “non c’è nessuna richiesta che mi sia stata presentata. All’opposizione dico che, dopo aver parlato con lui, ne discuteremo e valuteremo tutto”, ha aggiunto.
La lettera dell’assessore: “Tanto rumore per nulla”
“Cari colleghi, trovo doveroso scriverVi per chiarire la mia posizione in merito al video e alle notizie diffusi nelle ultime ore, capaci di creare parecchio rumore per nulla“. Inizia così la lettera aperta dell’assessore alla Sicurezza di Regione Lombardia, Romano La Russa, inviata oggi al presidente Attilio Fontana, alla Giunta, ai consiglieri regionali e a tutti i colleghi, dopo le polemiche scoppiate sul saluto romano fatto al funerale a Milano di un ex militante del Fronte della Gioventù, Alberto Stabilini. “Era il funerale di mio cognato, fratello gemello di mia moglie Donatella, entrambi conosciuti all’età di 16 anni, negli anni di militanza politica giovanile. Da allora, ci ha legati – ha aggiunto – un’amicizia lunga una vita intera. Alberto non era un estremista, come oggi è stato erroneamente definito dalla stampa, ma un semplice esponente di destra. Appassionato di politica fin dagli anni Settanta, era un uomo discreto, umile e sempre dalla parte degli ultimi, come è stato ricordato anche dal sacerdote durante il rito religioso in Chiesa. Nessuno, men che meno lui, avrebbe voluto, alla sua morte, tanta pubblicità e una tale strumentalizzazione. Mi dispiaccio profondamente e chiedo scusa se qualcuno si è sentito incomprensibilmente offeso“.
“Non è stato commesso – ha sottolineato La Russa – alcun atto illecito, come fior di sentenze di numerosi tribunali confermano. I fatti oggetto dell’odierna polemica sono lontani anni luce da tutto ciò che può essere accostato al fascismo. Si è trattato dell’ultimo saluto destinato a una vita che è volata in cielo, nel cordoglio dei cari e degli amici fraterni e nel rispetto delle sue ultime volontà”.
“Ritengo – ha scritto ancora l’assessore regionale alla Sicurezza – che non dovrebbe essere lecito voler scegliere per altri quale sia l’addio più corretto da dedicare a chi ci ha tristemente lasciato, né insegnare come si debbano mostrare le proprie emozioni, filmare e poi strumentalizzare un atto d’amore nei confronti del defunto. Un gesto che ho cercato comunque di evitare in tutti i modi, come confermano le stesse immagini e i video, che forse potrebbero essere fraintesi. Ma questa è la realtà, ho tentato inutilmente di farli desistere. Concludo con l’auspicio che, in un Paese come il nostro, fatti privati non debbano essere giudicati da una presunta e ipocrita supremazia culturale. Vi ringrazio per l’attenzione e Vi chiedo di aiutarmi lavorando tutti insieme per risolvere i problemi reali dei cittadini lombardi e d’Italia”.
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