Governo, Conte: “Il nostro ‘no’ non era alla fiducia ma alle umiliazioni, Draghi si assuma le sue responsabilità”. Letta al M5S: “Mercoledì sia in partita”

Appello al premier da 11 sindaci. Il segretario dem: "Ci sono condizioni per andare avanti"

“Il nostro no non era alla fiducia ma una reazione alle umiliazioni subite”, dichiara il presidente del M5S, Giuseppe Conte, parlando in streaming dall’assemblea congiunta dei parlamentari grillini. Il presidente dei Cinque Stelle ha parlato di “Atteggiamento incomprensibile di totale chiusura” sottolineando che il suo partito ha assunto un comprtamento sempre trasparente. 

Dal congresso nazionale del Partito Socialista Italiano, in corso a Roma, il segretario dem Enrico Letta lancia un appello “a tutte le forze politiche, un appello al M5S, perché sia della partita di mercoledì con la voglia di rilanciare rispetto ai grandi contenuti nuovi che sono interevenuti. Siamo in condizione di approvare delle norme fondamentali e importanti. Finalmente la lotta alla precarietà fa parte dei temi fondamentali”. “Il nostro Paese ritrovi il filo di questa maggioranza e che questa maggioranza sia in grado di continuare a fare il suo lavoro e a farlo bene nell’interesse del Paese”, ha aggiunto il segretario dem che arrivando al congresso, parlando a margine con i cronisti, si era detto “sicuro” che “ci siano le condizioni per poter continuare” e “sono sicuro che gli italiani a larga maggioranza lo chiedano. Gli italiani oggi, sono sicuro, non vogliono una crisi di governo”. 

Bisogna che il governo continui e che la maggioranza che l’ha sostenuto fino ad oggi non faccia finta di niente. Su questo voglio essere molto chiaro e onesto. Mi sento di fare un appello, perché mercoledì non semplicemente sia confermata la continuità o si dica facciamo finta di niente e scavalliamo l’estate. Non è questo, sarebbe irrispettoso del presidente del Consiglio, Mario Draghi, del suo sforzo e del lavoro collettivo che stiamo facendo. No, io penso che mercoledì in Parlamento – ha detto ancora Letta – le forze politiche che hanno sostenuto questo impegno fino ad oggi devono rilanciare questo impegno sulla base di nove mesi che abbiamo avanti”. “Il nostro Paese deve completare tutte queste riforme, deve fare le scelte necessarie per dimostrare che i fondi europei del Pnrr li usiamo e bene. Tutto questo dobbiamo farlo convintamente, insieme, nell’interesse del Paese”, ha concluso.

Parlando poi di possibili elezioni, Letta si augura che “non siano il 25 settembre ma nel mese di aprile. Chi ascolta il Paese in queste ore sa che l’Italia vuole che il governo continui fino alla fine legislatura, non c’è in questo momento nessuna voglia e nessuna spinta di una crisi che porterebbe a elezioni il 25 settembre. Ma se saranno il 25 settembre, non ci saremo, combatteremo con tutta la nostra determinazione e sono convinto che gli italiani saranno in grado di cogliere la grande idea che noi abbiamo sul futuro”, ha assicurato.

L’appello dei sindaci a Draghi

Un gruppo di 11 sindaci lancia un appello al presidente del Consiglio dimissionario Draghi: “Noi sindaci, chiamati ogni giorno alla difficile gestione e risoluzione dei problemi che affliggono i nostri cittadini, chiediamo a Mario Draghi di andare avanti e spiegare al Parlamento le buoni ragioni che impongono di proseguire l’azione di governo. Allo stesso modo chiediamo con forza a tutte le forze politiche presenti in Parlamento che hanno dato vita alla maggioranza di questo ultimo anno e mezzo di pensare al bene comune e di anteporre l’interesse del Paese ai propri problemi interni. Queste forze, nel reciproco rispetto, hanno il dovere di portare in fondo il lavoro iniziato in un momento cruciale per la vita delle famiglie e delle imprese italiane. Se non dovessero farlo si prenderebbero una responsabilità storica davanti all’Italia e all’Europa e davanti alle future generazioni. Ora più che mai abbiamo bisogno di stabilità, certezze e coerenza per continuare la trasformazione delle nostre città perché senza la rinascita di queste non rinascerà neanche l’Italia”. Così in una lettera aperta 11 sindaci italiani, in ordine alfabetico, Luigi Brugnaro (Venezia), Marco Bucci (Genova), Antonio Decaro (Bari – presidente Anci), Michele De Pascale (Ravenna – presidente Upi), Giorgio Gori (Bergamo), Roberto Gualtieri (Roma), Stefano Lo Russo (Torino), Dario Nardella (Firenze e coordinatore Città metropolitane), Maurizio Rasero (Asti), Matteo Ricci (Pesaro – presidente Ali), Beppe Sala (Milano).