Il premier durante le comunicazioni in vista del Consiglio europeo del 23-24 giugno: prima ripercorre il percorso in Senato, poi nella replica parla anche di armi

Il premier Draghi alla Camera per le comunicazioni in vista del 23-24 giugno, quando ci sarà il prossimo Consiglio europeo. Nel suo discorso sta ripercorrendo gli stessi punti già espressi ieri in Senato: “Il presidente Zelensky ci ha chiesto di continuare a sostenere l’Ucraina per arrivare a una pace che rispetti i loro diritti e le loro libertà. “Solo una pace concordata può essere duratura”, ha detto, “la sottomissione non porta la pace”.

“Il governo italiano insieme ai partner del G7 intende continuare a sostenere l’Ucraina, così come questo Parlamento ci ha dato mandato di fare” ha detto.

“Il 3 giugno il Consiglio europeo ha approvato il sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia”, ha spiegato ancora Draghi alla Camera. “Le sanzioni funzionano. Il Fmi prevede che il costo per la Russia sarà uguale a 8,5 punti di prodotto interno lordo”.

“Non smetteremo di seguire la diplomazia e cercare la pace” ha ribadito il presidente del Consiglio.

L’Unione europea

Il premier ha evidenziato il sostegno all’Ucraina come candidata per l’ingresso nell’Ue. “L’allargamento dell’Ue comporta una riflessione profonda sulle regole che disciplinano il suo funzionamento – chiede Draghi – E’ opportuno convocare al più presto una conferenza intergovernativa”.

Draghi ha poi concluso in modo quasi identico alle comunicazioni in Senato: “L’Italia continuerà a sostenere l’Ucraina, questo, questo è il mandato che il governo ha ricevuto da questo Parlamento”.

La replica

Più dura la replica di Draghi alla Camera: “Il secondo punto riguarda quello che ho definito più volte una tragedia umanitaria, la carestia, la crisi alimentari che sta per abbattersi su coloro che hanno meno di tutti al mondo, su coloro che sono più poveri. Ma naturalemente la colpa è delle sanzioni, la colpa è dell’Europa…no! La colpa è della Russia che ha dichiarato guerra all’Ucraina”. ha detto Draghi, parlando anche delle armi da inviare all’Ucraina, argomento evitato ieri in Senato. “L’Ucraina si deve difendere, a questo serve l’invio delle armi” commenta Draghi. “C’è una fondamentale differenza tra due punti di vista. In base al primo punto di vista, che è quello mio sostanzialmente, l’Ucraina si deve difendere. Le sanzioni, l’invio di armi servono a questo. L’altro punto di vista è diverso: ‘l’Ucraina non si deve difendere, non dobbiamo fare le sanzioni e non dobbiamo mandare le armi. La Russia è troppo forte, perché combatterla. Lasciamola entrare, lasciamo che l’Ucraina si sottometta, dopotutto cosa vogliono questi'”.

Standing ovation, nell’aula della Camera, dopo la replica del presidente Mario Draghi. I deputati della maggioranza si sono alzati in piedi e hanno applaudito, come hanno fatto in diverse occasioni durante la replica interrompendo il premier. “Batta le mani, non sul banco”, ha detto il presidente della Camera Roberto Fico rivolgendosi al deputato Pd Filippo Sensi. Ad applaudire anche il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, rimasto per tutta la seduta al fianco dell’inquilino di palazzo Chigi. Non sono mancate, poi, anche alcune protesta da parte dell’opposizione, con i deputati di Alternativa che hanno in più di un’occasione esposto i cartelli ‘basta guerra’ e ‘stop invio armi’. 

 

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata