“Sono trascorsi cinquant’anni dal criminale agguato terroristico che stroncò la vita del Commissario Luigi Calabresi, servitore dello Stato democratico fino al sacrificio. La Repubblica non dimentica i suoi caduti. La memoria è parte delle nostre radici ed è ragione e forza per le sfide dell’oggi”. Così il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ricordando il commissario Luigi Calabresi, ucciso il 17 maggio di 50 anni fa. “In figure come il Commissario Calabresi sono testimoniati valori che consentono all’intera comunità di progredire, di trovare l’unità necessaria nei momenti più difficili, di sentirsi responsabile verso le nuove generazioni. In questo giorno si rinnova la solidarietà e la vicinanza del popolo italiano alla moglie e ai figli, costretti a pagare il prezzo più alto alla barbarie di un tempo drammatico, in cui il furore ideologico giunse all’estremo della ferocia e del disprezzo di ciò che è più umano”.
“Il coraggio, la compostezza della moglie Gemma Calabresi Milite, dei tanti familiari delle vittime dei terrorismi, sono diventati negli anni pietre miliari di una ricomposizione della comunità attorno ai principi del rispetto, di una ricostruzione paziente del tessuto civile lacerato dalle morti di tanti uomini e donne dello Stato, di dirigenti, lavoratori e dall’odio che le bande del terrore seminavano con le loro azioni e le loro parole”, prosegue il Capo dello Stato.”La difesa di quelle libere istituzioni che i nostri padri ci avevano consegnato è avvenuta senza rinunciare in alcun modo ai diritti fissati nella Costituzione, nostra carta di identità nazionale. Un insegnamento che non va dimenticato, prezioso per i giovani, per aiutarli a costruire il futuro di cui saranno artefici e protagonisti”, conclude Mattarella.
“Commissario Luigi Calabresi: un servitore dello Stato, apprezzato per le sue qualità, marito amato e padre rimpianto. Cinquanta anni fa ha subito una violenza ingiusta, insensata, spaventosa”. Lo ha detto l’arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, alla messa in suffragio nel cinquantesimo anniversario dell’omicidio del commissario Calabresi. Alla celebrazione, nella chiesa di San Marco, partecipano la vedova, Gemma Capra, e i tre figli Mario, Paolo e Luigi. Presenti tra le autorità civili e militari il prefetto di Milano, Renato Saccone, la vicesindaca Anna Scavuzzo e l’assessore alla Sicurezza della Regione Lombardia, Riccardo De Corato. “Non possiamo tacere il nostro spavento nel constatare che c’è un seme di violenza nel cuore umano, incomprensibile, minaccioso spesso irriconoscibile finché non porta i suoi frutti maledetti. Eppure ci sono donne e uomini, come il commissario Calabresi, che contribuiscono a sradicarlo”, ha detto Delpini. “Esempi come quelli di Luigi Calabresi – ha aggiunto l’arcivescovo, che presiede la cerimonia – ci danno fiducia sul fatto che l’umanità è ancora capace di vincere la violenza, se trova uomini capaci di sacrificio”. Prima della messa una corona del Comune è stata posta in via Cherubini, dove Calabresi fu assassinato il 17 maggio del 1972.
“Avevo detto a miei figli, all’inizio del processo, riabiliteremo papà con il nostro comportamento. Oggi ci siamo riusciti. Lui è un uomo di pace e oggi tutti lo riconoscono”. Lo ha detto Gemma Capra, vedova del commissario Luigi Calabresi, dopo la messa in suffragio a 50 anni dall’omicidio. “50 anni oggi mi sento di dire proficui, nel senso che sono riuscita a camminare, a portarmelo dietro, perché io dico la memoria ha le gambe. Io l’ho fatto vivere, con i suoi valori, le sue passioni, il suo amore per il lavoro e oggi finalmente tutto il Paese guarda a lui come un uomo onesto. Sono veramente cambiate le cose e io sento di averlo riabilitato”, ha aggiunto, parlando con i giornalisti fuori dalla chiesa di San Marco, a Milano.