“Siamo vicinissimi a un accordo, a un passo dal traguardo”. Il presidente della commissione Finanze della Camera, Luigi Marattin, sintetizza così l’auspicio che possa raggiungersi un’intesa sulla legge delega per la riforma fiscale. Oggi dovevano iniziare a Montecitorio le votazioni sugli emendamenti, ma la riunione della commissione è slittata un’altra volta dopo un incontro tra gli esponenti di maggioranza e del Governo. Si decide di concedere altre 24 ore alla possibilità di un accordo, che dovrebbe portare al ritiro della gran parte degli emendamenti presentati dalle forze che sostengono il Governo, evitando che la maggioranza si spacchi e vada di nuovo alla ‘conta’ come accaduto sul Catasto.
“Domani alle 13,30 si vota, qualunque cosa accada”, avverte Marattin, spiegando che l’obiettivo dell’ennesimo rinvio è quello di fare in modo che il centrodestra di governo “ritiri tutti gli emendamenti di maggioranza per convergere sul pacchetto” proposto dal Mef come mediazione. Questo pacchetto cerca di fare sintesi tra le diverse sensibilità emerse in questi mesi, recependo parte degli emendamenti presentati dai partiti di maggioranza. Nella proposta di riformulazione degli emendamenti, avanzata dal Ministero dell’Economia, tra i punti più dibattuti si prevede uno scivolo di due anni con aliquota superiore al 15% per i lavoratori autonomi che superano i 65 mila euro. Via libera anche al cashback fiscale, con accredito diretto sui conti correnti di alcune spese detraibili. Apertura anche sulla rateizzazione mensile degli acconti Irpef e sul progressivo superamento dell’Irap a partire da studi associati e società di persone. Una norma di salvaguardia, infine, prevede che tutte le misure contenuti nei decreti di attuazione della delega non dovranno produrre in alcun modo un incremento della pressione fiscale.
Quest’ultima proposta non è sufficiente, però, per Forza Italia e Lega, che pongono un’altra condizione per ritirare gli emendamenti e raggiungere l’intesa, che sarà possibile “solo se i decreti attuativi torneranno in commissione Finanze per un parere vincolante”, spiega il deputato di Fi Sestino Giacomoni, al termine della riunione di maggioranza a Montecitorio. La condizione posta è già oggetto di un emendamento presentato da tutto il centrodestra (compreso Fratelli d’Italia), “che non intendiamo ritirare”, perché “siccome la delega è molto ampia vogliamo evitare che una manina possa aumentare la pressione fiscale”. Il Carroccio aggiunge anche un altro paletto, ovvero “che si eviti l’aumento delle tasse su titoli di stato e locazioni”, precisa il deputato della Lega Alberto Gusmeroli. Ma per Maratin non sembrano esserci spazi. L’emendamento in questione non avrà il consenso di governo e relatore, perché “non ha senso che l’istituto della delega preveda pareri vincolanti”, afferma, avvisando gli alleati di governo: se il centrodestra “manterrà questo atteggiamento, in commissione possiamo anche dare mandato al relatore sul testo originale, ma vorremmo evitarlo” e anzi “confido che troveremo un modo per raggiungere un accordo”