Anche se il clima di tensione in casa M5S si è allentato, la guardia resta comunque alta. L’attesa è per il pronunciamento del Tribunale di Napoli, dove i legali del Movimento hanno depositato il ricorso per ottenere la revoca dell’ordinanza che sospende il nuovo Statuto e, a cascata, la governance di Giuseppe Conte, facendo leva sul Regolamento del 2018 che, nell’istanza pentastellata, sanerebbe ogni eventuale vulnus individuato dai magistrati partenopei. L’ex ‘avvocato del popolo’, dopo aver studiato la strategia gomito a gomito con Beppe Grillo (e i rispettivi avvocati) si sente più tranquillo, consapevole che qualunque sarà l’esito nessuno gli toglierà la leadership del Movimento, dopo che il garante gli ha rinnovato la sua personale fiducia. Stavolta, però, è meglio prevenire che curare. Infatti, la strategia è quella di presentare un simbolo diverso – ma che si richiama alle origini – alle elezioni (di secondo livello) per la Città Metropolitana di Napoli. Dunque, Partenope resta centrale nel destino dei Cinquestelle.
La mossa – svelata in anteprima dal ‘Foglio’ – prevede che a correre sia la lista Territori in Movimento. E sarà la classica ‘pezza’ in attesa che arrivino buone notizie dalla giustizia. Ma se così non fosse, con altri accorgimenti, potrebbe essere proprio questo il paracadute per le prossime elezioni amministrative. Ai piani alti del M5S ci ragionano da giorni, anche con gli stessi consiglieri comunali, sebbene l’impatto tra il simbolo originale e quello ‘tampone’ è sicuramente differente e non convince proprio tutti. Parafrasando proprio Grillo, la decisione verrà presa pensando al ‘necessario’ e non all’impossibile.
Nel frattempo Conte rafforza il suo legame con il co-fondatore, esordendo con una sua lunga riflessione scritta apposta per il Blog del comico genovese, su un tema delicato come il salario minimo, molto caro proprio a Grillo, che poche ore prima aveva anche rilanciato un’intervista del presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, ad ‘Avvenire’. L’ex premier sottolinea l’urgenza di portare avanti la battaglia in Parlamento, invocando una “svolta” e sollecitando le altre forze politiche a convergere su una proposta comune. Il tutto, ovviamente, senza mai distogliere lo sguardo dall’operato del governo. Perché, in fondo, quella resta la partita più importante e delicata da giocare, per il Movimento ma anche per Conte.