Ammessi 5 quesiti su 6 in materia di Giustizia. Bocciati Responsabilità diretta dei magistrati, Eutanasia e Depenalizzazione Cannabis

I 15 giudici costituzionali hanno vagliato in due giorni di plenum l’ammissibilità dei referendum presentati nei mesi scorsi sui temi della giustizia, dell’eutanasia e della depenalizzazione della cannabis.

Sei degli otto quesiti referendari sono stati promossi da Lega e Partito Radicale e vertevano sui temi della giustizia.

1) Riforma del Csm. In caso di vittoria del sì, verrebbe abrogato l’obbligo, per un magistrato che voglia essere eletto a Palazzo dei Marescialli, di trovare da 25 a 50 firme per presentare la candidatura.
Con il sì, scrivono i promotori, “avremmo votazioni che mettono al centro il magistrato e le sue qualità personali e professionali, non gli interessi delle correnti o il loro orientamento politico”.

2) Responsabilità diretta dei magistrati. Una vittoria del sì introdurrebbe la possibilità di chiamare direttamente in causa il magistrato che ha procurato illecitamente un danno. “I magistrati saranno considerati alla pari di tutti i funzionari pubblici – sostengono i promotori – chi sbaglia paga, stop a regimi privilegiati”.

3) Equa valutazione dei magistrati. Si chiede di riconoscere, anche ai membri laici dei Consigli giudiziari, di partecipare attivamente alla valutazione dell’operato dei magistrati. I Consigli giudiziari sono organismi territoriali composti da magistrati, ma anche da membri ‘non togati’: avvocati e professori universitari in materie giuridiche.

4) Separazione delle carriere dei magistrati. In caso di vittoria del sì, il magistrato dovrà scegliere all’inizio della carriera la funzione giudicante o requirente, per poi mantenere quel ruolo durante tutta la vita professionale. Secondo i promotori, la “continguità” tra giudice e pubblico ministero, “crea uno spirito corporativo tra le due figure e compromette un sano e fisiologico antagonismo tra poteri, vero presidio di efficienza e di equilibrio del sistema democratico”.

5) Limiti custodia cautelare. Con una vittoria del sì, avevano scritto i promotori, “resterebbe in vigore la carcerazione preventiva per chi commette reati più gravi e si abolirebbe la possibilità di procedere alla privazione della libertà in ragione di una possibile ‘reiterazione del medesimo reato'”. La carcerazione prima della condanna definitiva, viene applicata in Italia, in via cautelare, quando sussista per l’indagato il pericolo di fuga, inquinamento delle prove o reiterazione del reato.

6) Abolizione del decreto Severino. La legge, del 2012, prende il nome dell’allora ministra della Giustizia, Paola Severino (Governo Monti) e prevede l’incandidabilità, ineleggibilità e decadenza per i parlamentari, per i rappresentanti di governo, per i consiglieri regionali, per i sindaci e per gli amministratori locali in caso di condanna. Con il sì “viene abrogato il decreto e si cancella così l’automatismo – scrivono i promotori – si restituisce ai giudici la facoltà di decidere, di volta in volta, se, in caso di condanna, occorra applicare o meno anche l’interdizione dai pubblici uffici”.

7) A promuovere il referendum sull’eutanasia è stata l’Associazione Luca Coscioni. Il quesito per la parziale abrogazione del reato di omicidio del consenziente aveva raccolto oltre un milione e due centomila adesioni, “per un obiettivo sul quale il Parlamento italiano non è stato finora in grado di prendere alcuna decisione, nonostante i richiami della Consulta – sostengono i promotori – : il diritto a scegliere di essere aiutati a porre fine alla propria vita in determinate condizioni di sofferenza”. Due terzi delle firme sono state raccolte fisicamente su carta in tutte le province italiane, ma è anche stata la prima campagna a beneficiare della firma digitale.

8) Ai già citati si aggiunge il quesito referendario per la legalizzazione della cannabis, che proponeva di intervenire sia sul piano della rilevanza penale, sia su quello delle sanzioni amministrative di una serie di condotte in materia di droghe. In particolare, voleva depenalizzare la condotta di coltivazione per uso personale ed eliminare la pena detentiva per qualsiasi condotta illecita relativa alla cannabis, mantenendo sanzionabili la produzione e detenzione ai fini di spaccio. Sul piano amministrativo, si proponeva di eliminare la sanzione della sospensione della patente di guida, attualmente destinata a tutte le condotte finalizzate all’uso personale di qualsiasi sostanza stupefacente o psicotropa.

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